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    Sampmania: il Milan è forte, e dimenticarselo è scorretto

    Sampmania: il Milan è forte, e dimenticarselo è scorretto

    • Lorenzo Montaldo
    La santa verità? Sono furibondo per Samp-Milan. E capisco bene anche Giampaolo, un allenatore a cui non ho mai sentito dire una parola fuori posto ad un arbitro in quasi cinque anni a Genova. Vederlo infuriato, sulla linea laterale, mentre discute e dà del c……e a Fabbri, è stato straniante. Evidentemente, era davvero fuori di sé. Sono molto infastidito, però, anche da alcune analisi superficiali fatte da tifosi - sulla carta - sampdoriani, che evidentemente dimenticano un aspetto trascurabile: quando si commenta una prestazione, o una partita, in campo c’è pure l’avversaria. E l’avversaria può essere più o meno forte, più o meno organizzata, più o meno in fiducia e più o meno concentrata.

    Il Milan è forte, fortissimo. Anzi, delle squadre di Serie A, è la migliore per distacco. Il Milan è organizzato, è in fiducia ed è concentrato sulla preda. Mi ha impressionato la dedizione dei rossoneri, sembra abbiano un mirino piantato sull’obiettivo, i calciatori di Pioli sono come squali che hanno fiutato il sangue e hanno messo il radar sulla preda. Fino a quando in campo le formazioni sono rimaste undici contro undici, questa differenza di valori e qualità è parsa lampante. Leao e Theo affettavano a destra Bereszynski, il più in difficoltà della Samp, Kjaer e Kalulu hanno controllato senza alcun problema Caputo, e pure a destra il Milan gestiva senza particolari patemi il frizzante Djuricic. Le trame di centrocampo, e la capacità di aspettare il Doria per poi scippare palla e innescare le folate offensive, hanno fatto il resto.

    Partita diametralmente diversa dopo che Audero e compagni si sono ritrovati in superiorità numerica. Ecco, di tutto questo preambolo bisogna tenerne conto, quando si analizza la prestazione genovese. La Samp è stata brava. Ha tenuto la barra dritta sino all’intervallo, con un mix di fortuna e organizzazione, e nella ripresa ha provato a sfruttare l’espulsione di Leao per indirizzare l’inerzia della partita e incanalare le energie residue in una direzione precisa. Giampaolo, il talebano Giampaolo, ha cambiato tre moduli a gara in corso, passando dal 4-1-4-1 al 4-2-3-1, per concludere con il classico 4-3-1-2. Tutto per tentare di ribaltare, e probabilmente addirittura vincere, una partita poi persa nella maniera che tutti abbiamo visto.

    Anche ieri la Samp al Ferraris, e non è un inedito in stagione, ha tirato fuori dal cilindro una buona prestazione. Ha cercato 10 conclusioni in porta, si è divorata una clamorosa occasione per il 2-2, ha tenuto palla e orchestrato in maniera convincente un possesso questa volta non sterile ma con un obiettivo ben preciso. Non sono d’accordo neppure con alcuni giudizi che leggo, ad esempio, su Villar. Finalmente la Samp ha un regista che alza la testa, non ha paura di gestire il possesso e di prendersi dei rischi. A me è piaciuto, questione di gusti. Trovo positivo anche il miglioramento, dal punto di vista fisico, di Djuricic. Sono dettagli cruciali, importanti nell’ottica delle prossime partite.

    Già, le prossime partite. Curiosamente, il calendario sembra spingere la Samp verso il consueto, abituale bipolarismo di cui parlavamo la volta scorsa. Lo schema è evidente: una grande in casa, affrontata con una buona partita, e una compagine abbordabile in trasferta. Questo genere di incontri coincidono sempre con i tonfi più rumorosi. Ecco, per una volta mi piacerebbe veder fronteggiare lo Spezia con lo stesso spirito del Milan. Mi piacerebbe che lo spirito messo in campo al Ferraris venisse impacchettato, infilato in valigia e portato lontano da Genova. Anche perché adesso è l’ora di iniziare a fare punti veri. Le prestazioni vanno bene, ma serve altro. Il tutto, però, senza disfattismi eccessivi, o attacchi furibondi all’allenatore, responsabile come tutti ma spesso ritenuto causa anche del riscaldamento globale o dell’inquinamento degli oceani. Ora più che mai, serve unità di intenti. Quelli che tifano contro ad un singolo, o contro al collettivo per poter ghignare “Ve l’avevo detto”, non ci servono.
     

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