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Sampmania: i mostri sotto al letto
Chiunque dotato di un minimo di raziocinio capiva che la Samp non è ancora al sicuro. Non è questione di essere menagrami o quant’altro. E’ solo realismo. La classifica, il calendario, gli intrecci delle altre squadre in lotta e gli interessi in gioco in questo finale di Serie A, che meriterebbe un approfondimento a parte, non potevano lasciare tranquilli. Si chiama ‘consapevolezza’, non ‘negatività’. Anzi, invidio la serenità di chi stila tabelle secondo cui addirittura non facendo punti si può mantenere la categoria. Beati loro. Vi giuro, vorrei vivere così.
La realtà dei fatti è che alla Sampdoria non regala niente nessuno. Neppure un singolo punto dei trentatrè raggranellati faticosamente sino ad oggi è stato un gentile omaggio. I blucerchiati se li sono sudati tutti, pezzo per pezzo. Basterebbe aver buttato via una partita in meno tra Cagliari, Salernitana, Verona, o un altro match a scelta, decidete voi. Purtroppo, il senno del poi è una bestia orrenda. Conta solo il presente, anzi, per la precisione c’è solo un momento importante adesso: è lunedì prossimo alle 18. Quello sarà il vero punto di svolta. Più del derby, di ogni valutazione tecnico tattica, di ogni riflessione sul latte versato. Non c’è nulla, nulla di più cruciale.
La Lazio ha battuto il Doria approfittando del maggior tasso tecnico dei suoi tesserati, e degli errori individuali dovuti ai limiti di alcuni giocatori. Limiti che, per inciso, non scopriamo di certo oggi. Pazienza. Archiviamo la sconfitta dell’Olimpico annotando alcuni passi avanti a livello di costruzione e di pericolosità. La Samp sconfitta dalla Lazio non è la stessa Samp sculacciata dalla Salernitana, è evidente. Ma si tratta di una magra consolazione. Chissenefrega di ciò che è stato. Torniamo al presente, appunto, torniamo al match in programma lunedì prossimo. Serve un ultimo, grande passettino. Lo sforzo estremo, il mattoncino di chiusura per porre la parola ‘fine’ ad una stagione che mi ha invecchiato di almeno 10 anni. La Sampdoria mi deve una decade di vita, e almeno una ventina di capelli grigi.
I bizantinismi sul calciatore in particolare, sul modulo, sugli errori individuali e sulla filosofia di gioco lasciamoli per la fine di maggio. Io ho già rimosso con un colpo di spugna il 2-0 dell’Olimpico. Basta, finito, non esiste più. E’ andato. Idem il derby. Ora la Samp si deve (e ci deve) fare un favore. E’ obbligata a dimostrare di potersi salvare per meriti personali, perché per noi non c’è nessun principe azzurro, nessun ‘deus ex machina’, nessun intervento divino o provvidenziale. Per noi l’eroe che arriva sul cavallo bianco, ci carica in sella e ci strappa dalla melma è una chimera. Non esiste. Noi dobbiamo affondare le mani nel fango, dobbiamo provare a puntare le braccia e issarci in piedi. Nient’altro. Siamo costretti a farlo da soli. Sarà tremendo, sfiancante, un martirio. Ma è l’unica strada che possiamo percorrere.
Lazio-Samp è il passato. Se notate, non ho perso più di tre righe in totale per parlarne. Il nostro presente, il nostro futuro, e pure un pezzo della nostra storia passa da Sampdoria-Fiorentina. E’ tutto così dannatamente semplice e terrificante. Avanti Giampaolo, avanti Sampdoria. Quel lunedì non potete proprio sbagliarlo. Sarà una settimana lunghissima, interminabile. Ma se siamo sopravvissuti al derby, possiamo farcela anche stavolta. Poi parleremo di 4-5-1, di Candreva e di Sabiri e di Augello. Ma non adesso. Oggi si tratta solo di aprire gli occhi, di affrontare il mostro sotto al letto, e di non lasciare più che ci tormenti. Almeno fino alla prossima, dannata stagione.
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