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    Sampmania: ho una domanda

    Sampmania: ho una domanda

    • Lorenzo Montaldo
    Poche idee, e confuse. La Sampdoria di ieri, strapazzata dal Torino, in campo non ha messo quasi nulla. Che peccato, è bastato davvero un niente per rovinare i timidi passetti avanti mossi prima delle vacanze di Natale. Curiosamente, i peggiori giri a vuoto in stagione sono arrivati nelle due sfide con i granata. All’andata, Torino-Samp era stata una partita tremenda. Il canovaccio si è ripetuto, tale e quale, nel match di ritorno. I blucerchiati soffrono in maniera particolare la squadra di Juric. Merito di una formazione meglio schierata sul terreno e meglio allenata, capace di surclassare gli avversari sul piano atletico e, soprattutto, con l’organizzazione. Le qualità superiori di mister e interpreti si amalgamano con i limiti evidenti doriani, creando la tempesta perfetta.

    Purtroppo, in Sampdoria-Torino ce n’è per tutti. I giocatori sono svogliati e ‘fusi’, spaventati e titubanti, mentre almeno quattro o cinque elementi confermano, giornata dopo giornata, l’assoluta inadeguatezza alla Serie A. Le incertezze della guida seduta in panchina fanno il resto. E’ difficile individuare un solo responsabile, tolto il consueto discorso - che oggi eviterò, tanto ormai lo conoscete a memoria e resta valido - di chi questa rosa l’ha assemblata (male) in estate. Colpa di D’Aversa? Sì, anche, è fuori di dubbio. Colpa di chi scende in campo? E’ evidente. Ma sottolineare con precisione dove finiscono le responsabilità di uno, ed iniziano quelle dell’altro, è un mero esercizio stilistico abbastanza fine a sé stesso. 

    Certo, anche questa volta D’Aversa ha dovuto rinunciare ad almeno quattro titolari, reinventando per l'ennesimo turno di campionato una difesa azzoppata e un centrocampo privo del suo uomo più importante, Ekdal, e di un esterno degno di tale nome. Impiegare costantemente un paio di pedine fuori posizione, e altrettanti rincalzi, non è semplice. Ma la gestione dei novanta minuti, dei cambi e delle indicazioni date ai suoi calciatori lasciano alquanto a desiderare. Senza un catalizzatore in grado di gestire il flusso del gioco, la Samp si sgretola. Thorsby impiegato esterno è deleterio, con tutto il rispetto per un ragazzo sempre generoso e quasi mai insufficiente. Però il norvegese, largo a sinistra, è un pesce fuor d’acqua e rende la metà rispetto a quando viene piazzato nella ‘sua’ zona. Oltretutto la Samp ha agito quasi sempre da quel lato, il 45% delle azioni è passato dalla corsia mancina, mentre un misero 18% si è sviluppato a destra, dove stazionava un certo Candreva. Aver tenuto dentro Thorsby per novanta minuti sanguinante e fuori ruolo, senza procedere ad alcuna variazione sullo spartito, è un evidente errore. E ce ne sono stati parecchi altri. 

    Inutile appellarsi  a malasorte, sfortuna e banalità varie. La fotografia, come sempre, sta nei numeri. Le impietose statistiche raccontano di un possesso palla fermo al 37%, con una percentuale di passaggi riusciti del 64%. Significa che il Doria, capace di realizzare all’incirca la metà dei tocchi degli avversari, sbaglia quasi un appoggio ogni due al compagno. Facciamo uno ogni tre per generosità. E’ un dato agghiacciante. In effetti, la principale difficoltà della Samp di ieri, a volerne trovare solo una, è stata proprio lo scarico sul compagno libero. L’uscita dalla difesa si interrompeva sistematicamente all’altezza della trequarti, perché la pressione granata permetteva alla squadra di Juric di indurre con sbalorditiva semplicità all’errore i padroni di casa. Recuperare il possesso, per Lukic, Vojvoda e Mandragora, era un gioco da ragazzi. I reparti lunghi e l’estrema distanza tra difesa e centrocampo ha avuto riflessi negativi anche in fase difensiva blucerchiata. La mediana rinculava in ritardo, concedendo spazio e metri agli interpreti avanzati del Toro. L’uno contro uno, sistematico, premiava a getto continuo la maggiore tecnica di Singo, Praet e Brekalo, creando paurose voragini nella Samp. I dodici tiri in porta granata, raffrontati ai soli tre tentativi di Gabbiadini e compagni, sono il naturale epilogo di simili incertezze.

    Analizzate (neppure troppo approfonditamente) le responsabilità di squadra, D’Aversa e società, per cui vi rimando agli scorsi Sampmania, adesso vi sottopongo la domanda che mi faccio ormai da qualche tempo. Facciamo finta che la Samp abbia vinto una bella sommetta al Superenalotto, sufficiente a permettersi un nuovo allenatore, ad oggi fuori budget di Corte Lambruschini. Quale tecnico, libero, su piazza e credibile per la dimensione genovese, vorreste sulla panchina? Quale mister, tra quelli disoccupati, ritenete possa migliorare il lavoro e l’apporto di D’Aversa?

    Non è un interrogativo retorico, sono davvero curioso di sentire le opzioni tra cui si potrebbe pescare per migliorare l’attuale apporto. A me, ve lo giuro, non ne vengono in mente. Neppure il mio adorato Giampaolo, non gli affiderei mai una squadra in corsa, men che meno questa. Sono pure molto scettico rispetto alle soluzioni ‘esotiche’ o estere, l’esperienza dell’altra sponda del Bisagno insegna. Sul serio, non vedo come si possa uscire da questa situazione di impasse. Ah, rispondere ‘Gattuso’, in questo giochino, non vale. Va bene sognare di vincere al Superenalotto, ma così si esagera…

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