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Sampmania: geometria scandinava
Tutto il preambolo era volto a codesta conclusione. Sapete quale è uno dei miei giocatori preferiti di questa Sampdoria? Tralasciando i vari Quagliarella o Gabbiadini, troppo scontati? Albin Ekdal. Me lo aveste detto sei mesi fa, che a marzo sarei stato qui a lodare l’ex Cagliari e Amburgo, vi avrei preso per esaltati. Faccio mea culpa, ma lo consideravo un piano B, un buon rincalzo, una riserva da alternare a Vieira o a Linetty o addirittura a Jankto. Di certo non lo reputavo un titolare. “Ma figurati se gioca…”. Poi, però, ho iniziato a osservarlo in campo. E dopo due partite è stata bella lampante una considerazione: col cavolo che lo togli uno così. Di tutto il centrocampo della Sampdoria è probabilmente l’unico che non si può mai mettere in discussione, neppure una volta nel corso dell’intera stagione. Altro che titolare, vorrei vederlo sempre, in ogni momento. Quasi che me lo porterei anche in vacanza a Mykonos (che avere uno del genere in compagnia non guasta mai).
Andiamo solo ad analizzare i numeri. 24 partite giocate in questa Serie A, su 25 complessivamente disputate dalla Sampdoria. 23 presenze dal primo minuto, 2 da subentrante, è stato sostituito cinque volte quasi sempre a risultato ampiamente acquisito. Non solo, ma è anche il blucerchiato che ha corso di più, ed il quinto per minutaggio complessivo, alle spalle dei vari Audero, Andersen, Quagliarella e Murru. Quello che mi fa impazzire di Ekdal però è che non sbaglia un intervento. Mai. Ragiona senza buttare via il pallone, verticalizza se deve e quando invece è meglio appoggiare in maniera facile non ci pensa due volte. Proprio come quei registi vecchio stile che mi piacciono tanto. E poi è dannatamente intelligente. Alza il suo raggio d’azione di un paio di metri quando la Samp schiaccia sull’acceleratore, e arretra di due passi allargandosi in aiuto della mezz’ala di turno quando il pallone ce l’hanno gli altri. Questo movimento lo fa in continuazione, ad ogni maledetto possesso palla. Ci credo che alla fine della partita è costantemente quello che ha percorso più chilometri, report alla mano. Gioca in maniera pulita, semplice, con una linea e una geometria perfettamente scandinave. E’ uno stile che mi piace tantissimo.
Pensare di sostituire Torreira era improponibile. Lo aveva detto lo stesso Ekdal ad inizio stagione, con grande umiltà. “Lui è stato venduto all’Arsenal per 30 milioni, io sono costato due. Non penso al paragone, però assicuro impegno massimo”. Un concetto questo ribadito anche alcuni mesi dopo: “Se volete confrontare i miei numeri con chi c’era prima fate pure, a me non interessa”. Ci vuole una discreta dose di fosforo per dire una cosa del genere. Pensateci: quanti di voi sarebbero disposti ad ammettere che il predecessore in un qualunque ambito era molto più bravo? Il nuovo regista blucerchiato ha quindi scelto un’altra strada: far dimenticare, almeno parzialmente, quel fenomeno uruguaiano con uno stile di gioco completamente diverso. Magari meno aggressivo, meno martellante, ma più compassato e all’apparenza tranquillo. Ekdal non può contare fisiologicamente su alcune qualità di cui era in possesso Torreira, lo ha detto lui stesso, ma ha portato in dote due caratteristiche che il regista dei Gunners non aveva: l’esperienza – Torreira se la farà, anche se non ne ha troppo bisogno – e l’altezza, che gli consente di rompere spesso la manovra avversaria già sul rilancio del portiere.
Attenzione, non sto dicendo che Ekdal sia meglio di Torreira, sarei poco coerente con quello che ho sempre pensato. Fondamentale per l’equilibrio della Samp, e per certi versi anche sorprendente, però, lo svedese lo è di sicuro. Contro la Spal salterà la prima partita stagionale per squalifica, e sono abbastanza certo che si tratterà di un’assenza difficile da colmare, anche se il giovane Ronaldo un’occhiata se la merita. E pensare che soltanto qualche mese fa, se avessi letto una cosa del genere probabilmente mi sarei messo a ridere…
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