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Sampmania: e alla fine arriva Difra
Devo dire che il segnale lanciato in vista del mercato è stato chiaro e positivo: la Samp è andata a prendere l'unico tecnico che sulla carta vale almeno quanto Giampaolo, tra quelli plausibili per il Doria logicamente. Li metto all'incirca sullo stesso piano, dal punto di vista tattico e della preparazione. Entrambi hanno ben chiaro un modulo, e tendono ad adattare i giocatori ad esso. Non fanno il contrario. Cambia però la filosofia su cui incentrare il reparto offensivo: Di Francesco allarga la difesa con gli esterni alti, Giampaolo preferisce passare per il centro, con il trequartista primo difensore in fase di non possesso. Ma l'intelaiatura (4 difensori, con due terzini atletici e pronti a fare avanti e indietro sulla fascia, mentre a centrocampo agiscono un regista-incontrista e due mezz'ali) è grossomodo la stessa. E questo è già un aspetto positivo, considerando il bagaglio di conoscenze di base instillate da Giampaolo. Grazie a questa eredità, il neo tecnico potrà imbastire il suo ordito partendo da una solida base.
Ovviamente non voglio sconfessarmi: io sono una di quelle che vengono definite sui social 'le vedove di Giampaolo'. La mia coerenza mi impone di ricordarlo. Quando è venuto a galla il segreto di Pulcinella, ossia che il tecnico e la Samp avevano depositato la risoluzione consensuale, per poco non mi scende una lacrimuccia. Mi ero affezionato a quell'uomo schivo e silenzioso, diretto e coerente, eppure capace nelle sue interviste di definizioni poetiche e analisi più originali di quelle di tanti giornalisti, me compreso. La mia citazione preferita è e resterà sempre: “Se cambiassi modulo, sarebbe come se i Rolling Stones si mettessero a suonare il liscio”, ma negli anni ci sono state anche alcune dichiarazioni d'amore nei confronti della Samp niente male.
Detto questo, resto particolarmente soddisfatto della scelta Di Francesco. Mi è piaciuto subito un particolare, quella voglia matta di avere spiegazioni sul mercato, sui calciatori a disposizione, sui movimenti in entrate e in uscita. Prima ancora di parlare di soldi, di ingaggi, di contratti triennali e di buonuscita. Vuol dire avere le idee chiare, sposare una causa e farlo in toto: come biglietto da visita, non è niente male. C'è un altro aspetto invece che mi preme sottolineare. La scelta da parte della società di andare decisa su Di Francesco la vedo molto coerente con quelli che sono i calciatori da rivitalizzare e recuperare a tutti i costi, e in linea con le loro caratteristiche tecniche. Pensate ad uno Jankto, ad esempio, che con Giampaolo era un pesce fuor d'acqua mentre in carriera le cose migliori le ha fatte da esterno offensivo. Oppure a Gabbiadini, che proprio a Genova era esploso nel 4-3-3 di Mihajlovic, o a Defrel (ammesso rimanga) che grazie a Di Francesco ha vissuto una delle stagioni migliori in Italia. Per inciso, c'è pure un altro particolare che mi stuzzica nell'ex allenatore della Roma: il punto più alto nella sua carriera lo ha vissuto in una competizione secca come la Champions League, in partite da dentro o fuori. Vuoi vedere che è la volta buona per avanzare in Coppa Italia?
Quello che io mi domando, ma come il sottoscritto lo fanno in tanti a Genova, è invece un altro punto: per quale motivo un allenatore di quel livello, uno che soltanto due anni fa si giocava l'accesso alla finale di Champions, ha scelto la Samp? Una squadra che stava stretta a Giampaolo proprio perché impossibilitata, dopo anni di nono-decimo posto, a puntare all'Europa? A maggior ragione in un periodo così travagliato, tra voci di cessione e frizioni tra la tifoseria e Ferrero? Parliamoci chiaro, svestiamo per un secondo i panni dei tifosi: alcune squadre avrebbero potuto mettere sul piatto offerte più allettanti. Eppure Di Francesco ha scelto la Samp. Meglio per noi, probabilmente anche meglio per lui, ma la curiosità mi sa che me la porterò dentro ancora per un po'.
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