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Sampmania: come nel 2010
Roma-Sampdoria 0-1 come Roma-Sampdoria 1-2? Sì, per certi versi il colpaccio esterno della squadra di Giampaolo rimanda a quella vittoria targata Pazzini. Perchè anche questa Samp partiva sfavorita, e anche questa squadra aveva bisogno di vincere per continuare a sognare l'Europa. Il periodo era diverso, nel 2010 forse l'incontro era più cruciale, ma la sostanza è la stessa. La principale somiglianza si ritrova a livello mentale. Quel match permise ai blucerchiati di prendere coscienza della propria forza, un po' quello che è successo anche ieri sera. Il gol di Zapata non è solo una rete da tre punti. E' anche un messaggio chiaro e lampante al campionato e alle dirette concorrenti per l'Europa: attenzione, perchè la Sampdoria può vincere ovunque, può fare punti contro chiunque, e se ne frega degli infortuni, della sfortuna e delle critiche. Da ora in poi, tutte le avversarie sapranno quanto sia pericoloso prendere sottogamba il Doria. E forse inizieranno a trattare questa formazione con un pochino di sano 'timore' reverenziale.
Dico la verità: pensare che questa squadra martoriata dai problemi fisici, senza il suo bomber principe (Giampaolo non ha rischiato Quagliarella, e ha fatto benone) e infarcita di riserve e seconde linee potesse dare scacco matto alla formazione di Di Francesco mi sembrava pura utopia. Alla vigilia, ipotizzando la formazione, vedevo troppi punti interrogativi, e poche certezze. Alla prova dei fatti, erano tutte congetture spazzate via da una notte dolce come una sera d'estate. La zampata di Zapata, liberato da un magistrale cross di un giocatore criticato come Murru, è la perfetta fotografia del trionfo dell'Olimpico: la Sampdoria non ha rubato nulla, anzi, si è ripresa con gli interessi quei due punti lasciati mercoledì al Ferraris che gridavano vendetta. Con il senno di poi, forse è stato meglio così. Chissà, senza lo spirito di rivalsa per quel gol al 90', ora staremmo parlando di un'altra partita.
Scegliere un protagonista di giornata tra gli undici blucerchiati è particolarmente difficile. Non c'è un singolo giocatore della Samp che non abbia meritato elogi e applausi a scena aperta. Silvestre ha regalato una chiusura in spaccata su tentativo a botta sicura di El Shaarawy che vale quanto un gol in rovesciata di Quagliarella, Murru si è inventato un assist che merita di essere rivisto in loop 10, 100 volte, Barreto a centrocampo ha disputato la sua miglior partita stagionale. E poi c'è Ramirez, tutto intelligenza e tecnica sopraffina, mentre Zapata là davanti sembra uno squalo che nuota nell'oceano: fende il campo con i suoi muscoli, e guizza in area come se si trovasse immerso in acqua. Non appena annusa una goccia di sangue, o in questo caso il pallone buono da scaraventare in rete, il numero 91 scatta e morde. Proprio come uno pescecane. Ma ci sono due persone che nella serata di gala della città eterna si meritano un abbraccio tutto particolare. Uno è Viviano, il portierone che c'è sempre quando conta - i detrattori, dove sono finiti? - l'altro invece è il vero top player di questa squadra. Possono passare i giocatori, i giovani più interessanti possono lasciare Genova in cerca di fortune su altri lidi, ma sino a che il nome di Marco Giampaolo continuerà ad essere associato a quello della Samp, quasi tutte perdite si riveleranno sopportabili. Ancora una volta, ha avuto ragione lui, su tutto.