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    Sampmania: ci sono sconfitte e sconfitte

    Sampmania: ci sono sconfitte e sconfitte

    • Lorenzo Montaldo
    Credo sia il caso di ridimensionare un pochino la partita di ieri. Nessuno è felice per una partita persa, mai. Ma ci sono sconfitte e sconfitte. La gara a Udine è una cosa, il match con la Juve un’altra. Io francamente non ho visto una Samp così terribile. Anzi, credo ci siano persino parecchi aspetti da salvare, nell’1-3 di Marassi. A partire dalla risposta di atteggiamento e convinzione messo in campo dai blucerchiati. Per gran parte del tempo, il Doria si è mosso in campo in maniera organizzata, senza trasmettere l’impressione di rassegnazione e stanchezza emerse ad esempio alla Dacia Arena, o a Bergamo.

    Penso che l’incontro di ieri sia stato forse il più episodico dell’intera stagione. E’ un episodio la goffa scivolata di Yoshida. E’ un episodio l’ingenuo intervento di Colley a causare il rigore del raddoppio. E’ un episodio un rigore sbagliato (capita, quando giochi a calcio, e Candreva lo ha calciato sì male, ma neppure così tanto), ed è un episodio pure la terza rete bianconera, propiziata da un grosso errore di posizionamento di Bereszynski e confezionata dal primo intervento non buono di Falcone da quando è il titolare della Samp. In quest’ottica ritengo vadano rivalutate pure le responsabilità di Giampaolo sulla sconfitta: quattro sbagli del genere non li alleni, è difficile poterli prevenire. Succedono e basta. Come puoi prevedere a tavolino situazioni del genere, quando prepari una partita con la Juve, adottando contromosse? Semplice, Non puoi. Al massimo, puoi insegnare alla tua squadra a reagire. E tutto sommato, i blucerchiati c’erano quasi riusciti.

    Ovvio, il nervoso non ti passa, facendo simili considerazioni. Forse aumentano i rimpianti. Di aspetti preoccupanti, poi, ne abbiamo milioni da sottolineare. I gol subiti adesso ad esempio non nascono più da ripartenze sbilanciate o situazioni di evidente superiorità numerica quando gli avversari ripartono, ma sono frutto delle incertezze di un reparto arretrato chiamato a dare una svolta il prima possibile alla stagione. Colley, il nostro miglior difensore, ha disputato partite di alto livello ed è strano che da tre giornate a questa parte giochi con simile difficoltà. Bereszynski è sempre piuttosto attento e diligente, ligio al suo compito anche in fase di marcatura, una dormita simile da lui non te l’aspetti. A Yoshida concediamo il beneficio del dubbio, è al rientro da un infortunio fastidioso, forse deve ancora recuperare un po’ di familiarità con il calcio vero, che è tutt’altra cosa rispetto a quello degli allenamenti. E ancora: a centrocampo manca un uomo d’ordine su cui convogliare palloni e pensiero di gioco, Thorsby fatica a parlare la ‘lingua’ degli altri con i piedi, Sensi da due partite sembra il lontano parente dello splendido giocatore ammirato con il Sassuolo. Eppure, i compiti e la posizione in campo sono gli stessi. C’è poi il problema attacco. Al netto delle rassicurazioni di facciata Quagliarella e Caputo faticano a giocare insieme, e i gol latitano un po’ come le alternative nel reparto per ovviare a questa carenza. Tutto vero.

    Però, andando a leggere i numeri e lo sviluppo della gara, saltano all’occhio parecchie contraddizioni. Il computo dei tiri, ad esempio, racconta di una Samp pericolosa, molto più della Juve ad esempio. Lasciamo perdere il dato dei tiri in porta, che recita 16 conclusioni a 6 per i padroni di casa. Concentriamoci sul dettaglio delle conclusioni nello specchio: 5 per la Samp, con 1 gol all’attivo, 3 per la Juve e 3 realizzazioni. Significa che i bianconeri hanno il 100% in fase finalizzativa, mentre noi capitalizziamo soltanto il 20% di quanto creato. E non è l’unico aspetto bizzarro. Consideriamo ad esempio il computo delle occasioni per segnare: 5 per la squadra di Allegri, e 3 reti in saccoccia, 13 per i ragazzi di Giampaolo e 1 gol. La Samp ha corso mediamente di più, percorrendo un maggior numero di km rispetto agli ospiti, ha tenuto il baricentro più alto e ha creato parecchie azioni d’attacco in più, 32 a 21. Insomma, la Samp con la Juve se l’è giocata per lunghi tratti alla pari. Molto diversamente rispetto a quanto raccontino il tabellino, o certe analisi superficiali limitate solo a quanti punti ha preso Giampaolo sino ad oggi, quanti ne ha persi e quante reti ha incassato la sua squadra. 

    Naturalmente, voi direte “Sì, tutto vero,ma alla fine più delle statistiche, dei numeri e del possesso palla contano i punti”. E avete ragione. Però i punti sono diretta conseguenza dell’atteggiamento e del modo di interpretare gli impegni. Avessimo invertito le due ultime partite, Udinese e Juve, ad esempio sarei molto più pessimista. Il vero flagello è stata la debacle rimediata in Friuli, quel 2-1 ha fatto danni incommensurabilmente maggiori rispetto a un k.o. con la Juve. Ora però, di alibi non ne esistono altri. Sarà una settimana lunghissima, fino a Venezia. Lì la vittoria non è un’opzione, è un obbligo, a prescindere da numeri, statistiche e analisi. Giocando come ieri, però, non è un miraggio. Come ha scritto la Sud qualche giorno fa a Bogliasco, siate uomini da qui alla fine. E, aggiungo io, dimostrate di non trovare le motivazioni soltanto di fronte alla Juve. 

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