Sampmania: c'è chi retrocede e chi no
L'arbitro Valeri fischia la fine, le maglie blucerchiate corrono verso il tunnel, sul campo rimane un solo uomo accasciato per terra disperato. E' nascosto da un paio di persone, l'occhio non riesce a metterlo fuoco subito, ma il cuore lo riconosce all'istante. E' Angelo Palombo, fascia da capitano al braccio e occhi pieni di lacrime. Lo stadio, che nel frattempo non ha mai smesso di cantare il proprio amore verso la Sampdoria, lo chiama a gran voce. Lui si avvicina prima alla Gradinata Sud, poi alla Nord. Le lacrime gli rigano il viso, le mani sono giunte, se potesse chiederebbe scusa di persona ad ogni tifoso blucerchiato che oggi ha visto avverarsi un incubo. E' il momento più triste, ma nella testa nasce una convinzione: i presenti, in campo e sugli spalti, non retrocedono (almeno idealmente); gli altri, tutti gli altri, meritano la serie B.
Merita la serie B la società, che dopo la qualificazione in Champions è stata riempita di elogi nonostante da maggio fino ad agosto sia praticamente rimasta immobile sperando che il miracolo della stagione 2010-2011 potesse continuare all'infinito. Quel poco che ha fatto lo ha sbagliato, limitando il ruolo del d.g. Gasparin con comitati strategici e un direttore sportivo per lo meno non adatto alla situazione. Al primo immobilismo sono seguiti una serie di errori madornali, tra cui lasciare andare via a cuor leggero lo stesso Gasparin, che rivendicava solo l'indipendenza che compete al suo ruolo, e poi svendendo a tre giorni dalla fine del mercato di gennaio Giampaolo Pazzini. Senza escludere il caso Cassano, gestito con il cuore e non con in mano il bilancio, cioè dissacrando la principale regola su cui la famiglia Garrone ha costruito il club blucerchiato. E per finire scegliendo Cavasin al posto di Di Carlo, nonostante il curriculum che si portava in dote.
Merita di retrocedere Mimmo Di Carlo, incapace di dare un'impronta alla squadra nonché di farsi sentire in società quando vedeva i propri 'gioielli' partire uno dopo l'altro. Lui per primo ha l'immensa colpa di non aver saputo prevedere dove si sarebbe potuti arrivare. Con Di Carlo merita di retrocedere anche Alberto Cavasin. Per lui parlano i numeri: cinque punti in nove partite, inutile aggiungere altro Meritano di retrocedere (forse più di tutti) i giocatori. I nomi non contano, tutti hanno giocato al di sotto delle proprie possibilità, facendosi prender dal panico quando bisognava lottare e lottando quando ormai la frittata era fatta. La 'corsa sfrenata' verso gli spogliatoi a fine gara ha dato l'idea di un gruppo che finalmente si è tolto n peso dallo stomaco. Dopo una giornata come quella di ieri, ripartire sembra impossibile. La Samp si aggrappa alle parole di Edoardo Garrone, che ha dichiarato che l'impegno della sua famiglia non mancherà. Troppo poco. Da adesso in poi serviranno umiltà e competenza. La prima per chiedere scusa, la seconda per far tornare grande la Sampdoria.