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    Sampmania: archiviamo, ripartiamo, ma non dimentichiamo la lezione a gennaio

    Sampmania: archiviamo, ripartiamo, ma non dimentichiamo la lezione a gennaio

    • Lorenzo Montaldo
    Archiviamo e ripartiamo. Poniamo subito una doppia parentesi, aperta e chiusa, agli estremi della partita con la Lazio e dimentichiamoci in fretta della serata no. Che è, appunto, solamente una 'serata no'. Una di quelle che capitano a tutte, persino agli extraterresti, figuriamoci a chi si è costruito una propria solida realtà con il lavoro e la fatica, centimetro dopo centimetro. La Sampdoria non è questa, lo sappiamo tutti. Magari non sarà una squadra da Champions League – anzi, togliete pure il 'magari' – ma di sicuro non è nemmeno la squadra balbettante e timida vista nei primi 45 minuti con i biancocelesti. Anche perchè già nella ripresa le cose avevano iniziato a girare in maniera nettamente diversa.

    La Samp ha lasciato per strada un tempo, può capitare. Contro avversari di questo calibro è un peccato mortale, ma l'applauso a fine partita certifica come il pubblico genovese abbia digerito, capito e interiorizzato il passo falso fisiologico di una squadra giovane e forse un po' troppo rilassata. La gara con la Lazio oltretutto per la Samp di Giampaolo era complicatissima. Le due filosofie, quella blucerchiata e quella biancoceleste, sono agli opposti.

    Il gioco per vie centrali e basato sul fraseggio che Giampaolo ha dato alla sua squadra si sposava malissimo con le caratteristiche della squadra di Inzaghi. Che è compatta, stretta, impenetrabile nel mezzo, e sviluppa tutto il suo potenziale offensivo con le ali, innescandone la tecnica, la fantasia e la rapidità. Le linee di difesa e centrocampo, strettissime e mai disunite, arginavano alla fonte la miglior caratteristica della Samp, ossia la fantasia dei suoi trequartisti e la verve degli attaccanti. Bravi i giocatori avversari ad approfittare dei momenti di maggior congestione del gioco doriano per sventagliare la palla a destra e sinistra dove Felipe Anderson, Milinkovic-Savic e Lulic potevano approfittare del loro strapotere fisico. Non è un caso che i peggiori, tra i blucerchiati, siano stati proprio Quagliarella, Muriel e Bruno Fernandes, quelli che più di tutti adorano giocare la palla al centro, e i terzini, sottoposti per tutta la serata ad uno stress insostenibile. Bravo Inzaghi, che ha preparato la sfida nel miglior modo possibile. Persino più bravo di un maestro come Giampaolo, almeno in questa occasione.

    Eppure, anche in una serata negativa come non se ne vedevano da tempo per la Samp, possiamo trovare motivi per sorridere. Ce n'è uno in particolare, macroscopico ed evidentissimo, che merita di essere sottolineato. Schick è arrivato alla quinta rete stagionale. In poco più di 350 minuti complessivamente giocati. Vuol dire segnare ogni partita, anzi, ogni 70 giri d'orologio. 73,2 per la precisione. E' una media mostruosa. Con la Lazio, è entrato in campo per fare il trequartista. Eppure il ragazzo - che compirà 21 anni tra un mese, conviene ricordarlo - puoi allontanarlo dalla porta quanto vuoi: è uno di quelli che il gol ce l'ha nelle vene. Ha classe, tecnica, ed è un cecchino. E non fatevi trarre in inganno dallo scarso utilizzo: Giampaolo se lo sta coccolando, e presto lo farà sbocciare del tutto.

    L'altro lato positivo della sesta sconfitta stagionale è che ha ricordato a tutti quanto la coperta sia corta in difesa. Anche perchè tutti ci siamo concentrati nel sottolineare le difficoltà sulla sinistra, dove Regini ha sofferto da morire Felipe Anderson, senza ricordarci che il capitano blucerchiato è stato adattato sulla fascia da inizio stagione per mancanza di alternative. Le stesse alternative che mancherebbero se Skriniar o Silvestre – fate pure tutti gli scongiuri del caso, sia chiaro – dovessero avere il minimo raffreddore. Con un paio di piccoli correttivi, insomma, questa squadra può toglierci delle belle soddisfazioni. Ma non bisogna farsi prendere dalla fretta, né dalla smania di stravolgere e rivoluzionare. Equilibrio, insomma. Come sempre. Lo abbiamo detto all'inizio: archiviare e ripartire. E imparare la lezione.

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