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    Sampdoria, tutta la verità di Garrone: 'Ferrero, lo stadio, i cori e il passato...'

    Sampdoria, tutta la verità di Garrone: 'Ferrero, lo stadio, i cori e il passato...'

    • Lorenzo Montaldo
    La gestione di Massimo Ferrero, la questione stadio e l'era Giampaolo, i cori contro il Napoli e anche il futuro blucerchiato: in casa Sampdoria ci sono tantissimi temi caldi in questi giorni. E i tifosi doriani hanno parecchie curiosità. Le domande che maggiormente interessano il pubblico genovese, l'emittente Telenord le ha girate a un personaggio che conosce molto bene le tematiche del club di Corte Lambruschini, l'ex presidente della Samp Edoardo Garrone.

    In una lunga intervista, il presidente di Erg ha affrontato tutte queste tematiche. Si comincia ovviamente con la questione dei cori: "Secondo me intanto la vicenda è stata gonfiata più del dovuto, a partire dalle proteste dell'allenatore del Napoli e dalla sospensione della partita. Non sono i primi cori sbagliati che si sentono negli stadi, ma forse si è ecceduto da una parte e dall'altra. L'intervento di Ferrero? Il Presidente non poteva fare diversamente, è coerente con quanto ha sempre sostenuto: il calcio deve essere divertimento e spettacolo, va preso con la giusta leggerezza. Lui è coerente, altri suoi colleghi predicano certe cose e poi ne fanno altre. La questione è stata comunque gonfiata troppo”.

    Inevitabile anche un giudizio su Ferrero: “La mia sensazione è che Ferrero sia mal sopportato dai tifosi oltre una certa età, mentre piace ai più giovani. La reazione della tifoseria? Secondo me deriva in parte dalla delusione di non essere andati in Europa. Se avessimo fatto un campionato al contrario, invertendo il girone d'andata con quello di ritorno, i tifosi sarebbero stati più contenti. E' più facile ricordare l'ultima sconfitta che la prima vittoria. Forse i tifosi temono che la squadra sarà rivoluzionata, per forza di cose qualcuno dovrà essere venduto, anche perché una società come la Samp necessità di creare le condizioni per reinvestire. In questi quattro anni Ferrero non ha fatto per niente male, sia dal punto di vista sportivo che da quello economico”.

    Garrone ha fatto anche un confronto tra la gestione della sua famiglia e quella dell'imprenditore romano: “Ferrero sicuramente ha fatto tanti investimenti, li ha fatti bene tranne un paio. Ha valorizzato i giovani grazie a Giampaolo, un allenatore che per fortuna è in grado di valorizzare gli investimenti. La mia famiglia ha gestito la Sampdoria con grande cuore, con passione, impegno e sforzo economico. Però la società di calcio va considerata come l'unica azienda che si ha. Non si possono delegare i manager, perché come in tutte le cose l'occhio della proprietà fa la differenza. Noi avevamo anche la nostra azienda di famiglia a cui dedicare il nostro tempo, i presidenti delle società medio piccole che fanno bene sono quelli che vi dedicano tutto il loro tempo".

    "Se poi andiamo a vedere solo i risultati sportivi il passato è stato anche meglio, adesso però se non c'è il ritorno economico le società falliscono" prosegue Garrone, come riporta Sampdorianews.net. "Francamente se combiniamo il risultato economico con quello sportivo Ferrero ha fatto bene, noi abbiamo lasciato una società sana, con la “benzina”. Lui per certi aspetti l'ha migliorata, ha consumato un po' di benzina, ma ha riempito nuovamente il serbatoio. Capisco che dal punto di vista patrimoniale non possa dare le stesse garanzie, ma una giusta gestione patrimoniale offre garanzie. Le società di calcio sono considerate investimenti ad alto rischio, quindi la garanzia la deve dare la società”.

    Si parla anche di stadio: “Genova è una città difficile, non è che ci siamo sentiti boicottati perché siamo sampdoriani o per il nostro cognome. Il progetto di mio padre all'aeroporto era straordinario dal punto di vista logistico, avrebbe dato vitalità ad un aeroporto oggi asfittico. Era un'area straordinaria, sicuramente è scattata qualche lobby, qualche veto incrociato. Poi c'è stata la mia idea della Foce, ricordiamo che la Fiera è fallita, l'area è inutilizzata. Sarebbe stato uno stadio da 22-23 mila posti, la giusta dimensione per una società come la Samp. Credo poco allo stadio di proprietà di due squadre, perché oggi lo stadio va personalizzato, dai seggiolini blucerchiati, al museo, agli spogliatoi. E meno vendibile un prodotto diviso tra due società, altrimenti ne esisterebbero altri”.

    Lunga disamina anche sulla questione allenatori e su Giampaolo: “Ogni presidente ha il suo stile e i suoi metodi. Più ci si dedica alla società di calcio e si è operativi, più si ha le antenne nella società. Anche gli allenatori sono giustamente interessati alla carriera, se fanno bene sono richiesti e quindi pretendono molte volte di sapere i programmi societari perché hanno l'interesse di avere una squadra competitiva. Nelle scelte tecniche di mercato bisogna anche tenere conto dei moduli. Delle parole di Giampaolo non bisogna analizzare il tono, è il suo modo di fare al di là del risultato, non sono una critica alla società. Lui continua a dire che qui sta bene. La società ha venduto dei giocatori, ma ha fatto investimenti validi, non dimentichiamo che Zapata è stato il più grosso investimento. O si fanno plusvalenze per coprire il deficit gestionale o non si sta in piedi”.

    In merito al calo della Sampdoria nella seconda parte della stagione, l'imprenditore ha le sue idee: “Per me è stato un mistero questa Samp double face, forse manca di leadership, un fattore importante. Da una parte una componente psicologica, dall'altra guarda caso il calo è coinciso con gli impegni della Nazionale. La Sampdoria ha giocatori che sono nel giro della Nazionale, ma sono giovani o seconde linee, penso possano aver messo più la testa lì. Si può anche ipotizzare che i giocatori abbiano chiesto il premio in caso di Europa, se fosse andata così, in astratto, come la mettiamo? I tifosi ci tengono alla loro storia, alle tradizioni e se le segnano, però bisogna sempre valutare le cose con i pro e i contro. E il saldo della gestione Ferrero in questi anni è positivo”.

    Sulle proprie scelte all'epoca della gestione da parte della famiglia Garrone: “Mihajlovic fu l'unica mia scelta, le altre le ho fatte fare ai tecnici. L'anno del preliminare di Champions? Fu un errore della società, col senno di poi non sbaglia nessuno. Se non fossero state fatte certe scelte i risultati sarebbero stati più positivi. Ci furono i comportamenti inaccettabili di alcuni giocatori e una serie di scelte sbagliate che hanno reso quell'anno disgraziato. Dei giocatori di oggi mi piacerebbe Verdi del Bologna, ma anche Gabbiadini, un ragazzo straordinario e un bel giocatore. Mi piace anche il giovane Chiesa.  Osti ha fatto bene, è una persona seria. E' una persona che stimo e che lavora bene, io lo riconfermerei assolutamente”.

    Sul suo rapporto con il mondo del calcio: “Negli anni in cui ho seguito la Sampdoria ho avuto più dolori che gioie, ho fatto una fatica enorme in certi momenti. E' un mondo in cui stacchi mai; ai giornalisti sportivi i fatti così come sono non bastano mai, li percepisci – lo dico affettuosamente – come rompiscatole. In campionato hai tutte le preoccupazioni, genera tensioni per chi gestisce. Poi il calciomercato mette sotto pressione, ci sono le scadenze di contratto...Non hai un attimo di serenità nel calcio. E' un mondo particolare, non si riesce a programmare come nelle altre imprese, bisogna essere in grado di deviare velocemente la rotta, è più stressante. E' un mondo che ti consuma. Ci sono persone che traggono una carica enorme da questo stress. Il calcio in certi momenti è un po' come il gioco d'azzardo”.

    Sul passato: “A noi la B è costata 50 milioni di euro. Se potessi tornare indietro delegherei meno certe scelte, me ne occuperei di più e certe scelte alla fine le farei io. La società dal punto di vista gestionale era in mano a Beppe Marotta, la competenza sportiva era nelle sue mani. Andando alla Juventus portò con sé Paratici, il ds che faceva il mercato e Delneri, che fece arrivare la Samp in Champions e riuscì a gestire Cassano. Cassano dopo un po' perse la testa, Pazzini scalpitava perché probabilmente aveva offerte e di fatto aveva detto o mi date quei soldi o me ne vado. La società non aveva un capo, c'era solo il povero Riccardo Garrone che era bravo a gestire le deleghe. In più si è ammalato e poi è andata come è andata... Nessuno avrebbe scommesso un euro sulla promozione, la casistica diceva che nessuno ce l'aveva mai fatta da ultima classificata ai playoff. La notte di Varese è stata innanzitutto una gioia immensa, ma mi sono anche sfogato di tutte le preoccupazioni”.

    Sulla mancata riconferma di Iachini: “Non fu una mia scelta, ma di chi si occupava degli aspetti tecnici”.

    Sulla possibilità di un presidente genovese: “Teoricamente a Genova gli imprenditori di una certa capacità di gestire una società sono Gozzi, ma considera l'Entella come un fatto sociale, è la città dove ha le sue radici, non credo investirebbe fuori da Chiavari; poi la famiglia Mantovani che ha già dato e Volpi mi pare abbia altre cose a cui pensare, ha altri impegni con la Pro Recco e lo Spezia. Non vedo altre possibilità”.

    Sulla rosa di quest'anno: “Sui giocatori ho avuto alcune sorprese, alcune delusioni e alcune conferme, tra queste ultime Praet su tutti e l'eterno Quagliarella. Andersen mi è piaciuto tantissimo, così come Bereszynski. Su Caprari rimanderei il giudizio all'anno prossimo, secondo me può fare di più, finalizza poco”.

    Il bilancio della stagione: “La Samp ha disputato grandissime partite, ha un bel gioco, anche se a volte un poco macchinoso. Se non si gioca in velocità può diventare prevedibile. Però non possiamo dire che il calcio del Napoli è il migliore d'Italia e poi negare che quello della Samp sia un bel gioco. E' molto simile, è chiaro che gli interpreti sono diversi. Mi auguro che Giampaolo sia l'allenatore della Sampdoria anche il prossimo anno, così come mi auguro che rimangano Osti e Pecini. Pecini tornò dal Monaco, dove aveva piena autonomia gestionale, perché ama fare scouting, preferisce fare meno carriera, ma ha l'amore per il calcio vero. E' stato parte della fortuna di Ferrero in questi anni, è una risorsa enorme per questa società”.

    Infine, una considerazione sull'Europa League: “Oggi andare in Europa League è più un rischio che un vantaggio. Si comincia a guadagnare se va bene dopo alcuni turni, occorre iniziare a pianificare la stagione in anticipo, cominciare prima la preparazione, anche i giocatori sono poco stimolati a disputarla. Farei una riforma, un campionato europeo a squadre con le 3-4 migliori squadre di ogni campionato e poi un campionato Nazionale, che a quel punto anche la Samp si potrebbe giocare. Secondo me potrebbe essere più divertente”.

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