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  • Sampdoria, il destino di Pirlo è a un bivio e qualcosa si è rotto tra Manfredi e Radrizzani

    Sampdoria, il destino di Pirlo è a un bivio e qualcosa si è rotto tra Manfredi e Radrizzani

    • Renzo Parodi
    Proprio vero, non esiste limite al peggio. Virtualmente retrocessi in Serie C dopo 11 giornate (9 punti raccolti ma soltanto 7 attribuiti in classifica pervia della penalizzazione iniziale) la Sampdoria è riuscita nell’impresa alla rovescia di farsi prendere a pallonate dalla  Salernitana nel turno di coppa Italia: 4-0 all’Arechi al termine di un match di desolante pochezza tecnica e agonistica. La squadra mandata in campo da Pirlo per mettere alla prova i giocatori meno impiegati ha fornito una manifestazione di impotenza e arrendevolezza che va a tenere compagnia alle tante partite fino a qui malamente interpretate e perdute. Dire che la sorte del tecnico è appesa ad un filo è persino riduttivo. Nonostante le reiterate dichiarazioni di fiducia da parte della proprietà (per tutto il resto assente e silente) Pirlo non ha più margini: se sabato la Sampdoria non batterà il Palermo l’ex Juventus (che non sarà in panchina, squalificato per le proteste di Bolzano) dovrà fare le valigie e lasciar il posto. Già a chi?

    Il totoallenatore impazza e nella girandola di voci, peraltro assai ridotta (la prima scelta Pippo Inzaghi si è accasato proprio a Salerno) il nome che emerge è quello di Rolando Maran, vecchio mestierante con grande esperienza dei campionati cadetti e non solo (Catania, Chievo, Cagliari in A) ex del Genoa in B, un allenatore che pratica un calcio pane e salame non privo di solidità, impostato sul 3-5-2 . Il suo secondo, Maraner ha assistito sabato scorso alla rocambolesca sconfitta contro il Sud Tirol e certamente ha preso nota dei numerosi scompensi che affliggono la squadra blucerchiata. Una difesa che, perduti i senatori Alex Ferrari, fuori fino a primavera, e Murru, è naufragata nei piedi dei ventenni Ghilardi e Facundo Gonzales, inevitabilmente ancora “verdi”; un centrocampo compassato e lento nei recuperi che attende il rientro di Benedetti come la manna dal cielo e un attacco cachetico in cui il capocannoniere è Borini, ma soltanto in virtù dei 4 calci di rigore trasformati.

    L’altro asso nella manica (si fa per dire), il catalano Pedrola è ai box e caragrazia se riuscirà a rientrare dopo la sosta di novembre. Prima la Sampdoria affronterà il Palermo a Marassi e il Modena in trasferta. Di fronte all’ennesimo passo falso, la sorte di Pirlo sarebbe segnata. Incomprensibilmente nella rosa dei candidati alla sua successione non compare Beppe Iachini, specialista in promozioni dalla B alla A (ne aveva centrato quattro), beniamino del pubblico della Sampdoria che guidò ad una insperata promozione nella stagione 2011/12, rimontando la classifica e spuntandola ai play off contro il Varese guidato proprio da… Maran. Iachini era poi stato licenziato da Edoardo Garrone e dal ds di allora, Pasquale Sensibile, e sostituito con Ciro Ferrara a sua volta mandato a casa e rilevato da Delio Rossi. Il ritorno di Iachini sarebbe un bel colpo in termini di opinione pubblica, e una sorta di indennizzo verso un tecnico che non ha mai dimenticato l’esperienza in blucerchiato ed è rimasto legatissimo ai tifosi. A quanto pare Manfredi questi precedenti li ignora e nessuno provvede a raccontarglieli.

    I tifosi, che hanno sottoscritto oltre 18.000 abbonamenti (record in serie B e ottavo posto assoluto prima di Bologna, Torino e Fiorentina) sono giustamente furibondi. I trecento spintisi a Salerno, incitata la squadra, moribonda per tutti i 90’, alla fine sono esplosi nella contestazione. All’arrivo all’aeroporto di Genova, alla mezzanotte di martedì, i giocatori sono stati accolti da alcune signore che li hanno ricoperti di insulti. Nel mirino in particolare il ds Legrottaglie, ritenuto responsabile di un mercato senza capo né coda che oltretutto non ha affatto alleggerito, come previsto, i conti della società. Anche la sua sorte come quella di Pirlo è legata ad un filo e non è neppure escluso che Manfredi decida di tagliare la testa al toro e licenzi in blocco gli uomini del settore tecnico addirittura prima del Palermo: Pirlo, Legrottaglie e Mancini jr.. Per il ruolo di ds la società già prima di Bolzano aveva contattato l’ex Pasquale Foggia, già ds del Benevento promosso in serie A, il quale prima di accettare l’incarico ha chiesto garanzie in termini di autonomia. “Voglio carta bianca sul mercato e nella gestione dei rapporti con la squadra”, ha chiarito Foggia che giocò nella Sampdoria nella stagione 2011/12 (serie B) con 31 presenze e quattro gol. Ma c’è un però. Matteo Manfredi s è riavvicinato a Fabio Paratici, comparso nel cielo blucerchiato a giugno, subito dopo l’acquisizione del club. L’ex plenipotenziario juventino, sotto squalifica per le vicende legate a stipendi e plusvalenze, vive in Inghilterra (aveva lavorato per il Tottenham) e non può svolgere mansioni ufficiali.

    Nel caso sarebbe una sorta di consigliere occulto della Sampdoria, come era stato a giugno. Come si coordinerebbe con l’autonomia reclamata da Foggia? In estate Paratici si era rapidamente eclissatosi non appena percepito che i suoi margini di manovra sarebbero stati minimi, fagocitati dall’attivismo di Radrizzani al quale vanno riportate tutte le decisioni di ordine tecnico: dalla scelta di Legrottaglie e Mancini jr., al disastroso mercato estivo che aveva smantellato la squadra privandola dei pochi calciatori sicuri, a cominciare dal capitano Quagliarella, cinicamente scaricato nonostante Fabio avesse manifesto il desiderio di chiudere la carriera in blucerchiato, accontentandosi di un contratto ridotto all’osso; per proseguire con Falcone e Audero, il primo semiregalato al Lecce, il secondo, disponibile come Gabbiadini (regalato agli emiratini dell’AL Nasri) a rivedere l’ingaggio al ribasso, svenduto all’Inter; e scelte sballate (Ricci) o inadeguate o incomprensibili (Girelli, Panada) non compensate dal jolly Pedrola, pescato dalle giovanili del Barcellona, l’unica perla in un diadema di ottone.

    Anche la scelta di ingaggiare Pirlo si è rivelata fallimentare. L’ex Juve conosce un solo tipo di calcio, il suo: un 4-3-3-offensivo imperniato sul palleggio corto e prolungato e le accelerazioni del tridente davanti. Ma con l’organico a disposizione il 4- 3 3 è impraticabile, manca un difensore centrale alla Bonucci che esca palla al piede ad impostare l’azione o la costruisca col lancio lungo sulle punte; manca un centravanti da area di rigore che faccia salire la squadra e la butti dento. Per questi due ruoli erano stati individuati Giammarco Ferrari e Massimo Coda, inseguiti invano e infine perduti, il primo è rimasto al Sassuolo, il secondo è andato a Cremona e con sette gol è il capocannoniere della squadra allenata da Stroppa. Insomma, il disastro totale, certificato dalla classifica che non mente.

    Sullo sfondo, restano le vicende societarie. Salvata la Sampdoria dal fallimento, Radrizzani e Manfredi hanno mostrato incertezze fatali nella conduzione del club. Col passare del tempo tra loro qualcosa si è rotto. Radrizzani si è defilato, Manfredi ha preso in mano le redini della società, senza però mai assumere decisioni risolutive.
    Ha traccheggiato, sperando in tempi migliori. Silenzioso, per non dire evasivo, ha respinto tutti gli inviti a spiegare le strategie del club. Un’intervista alla Gazzetta dello Sport e poi silenzio totale. La contestata (dai tifosi) non comunicazione era costata il posto a Giuseppe Sapienza, liquidato dopo soli tre mesi. I tifosi, tra sconcerto e rabbia, ora, reclamano chiarezza. Il presidente Marco Lanna è rimasto in carica ma senza deleghe e inascoltato. Potrebbe rivedere la propria posizione se non gli verrà affidato un ruolo operativo.

    Tra i due soci i rapporti sono andati deteriorandosi. Le divergenze sulla conduzione del club restano evidenti. Manfredi è alla ricerca di soci che finanzino la ricostruzione, una trentina di milioni sono arrivati da un network finanziario di Singapore, riconducibile a Radrizzani (che aveva messo il suo fondo Greenfield Investments Limited a garanzia dell’acquisizione della Sampdoria) e con quel denaro si è saldata la prima delle tre rate di 8 milioni dovute ai creditori secondo il piano di ristrutturazione del debito che ha ottenuto l’omologa del tribunale. Altri finanziamenti sono attesi dall’India (una banca d’affari) e forse anche dal Giappone (un fondo di grande profilo). Ma allora perché Manfredi tace e non annuncia l’ingresso dei nuovi soci? L’omologa del tribunale – invocata come pretesto per la scarsità di investimenti - ha sbloccato i vincoli che in estate avevano limitato le mosse del club. I due soci nel tempo hanno sottoscritto i bond per i trenta milioni previsti (possono arrivare a 40) e una buona parte sono già stati convertiti in azioni, diluendo la consistenza delle quote tuttora in mano a Massimo Ferrero. Ma occorre altra liquidità per far fronte alle scadenze successive, le banche hanno messo Manfredi sull’avviso, preoccupate dall’andamento della squadra. Servono altri venti milioni, tenendo conto che la stagione potrebbe terminare in un bagno di sangue. Manfredi lavora per questo obiettivo. mentre Radrizzani di fronte ad una offerta allettante (si era parlato del Qatar Sport Investments, addirittura citato in un comunicato ufficiale dei nuovi proprietari come possibile partner) potrebbe decidere di cedere la sua partecipazione, confluita nella Gestio Capital di Manfredi, anche per metterla al riparo da eventuali azioni esecutive da parte di Massimo Cellino, l’ex patron del Leeds che vanta un consistente credito nei confronti di Radrizzani. La sciarada blucerchiata insomma continua. Al buio. Nel frattempo la squadra è precipitata e si è aperta una crisi tecnica della quale non si vede l’esito.

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