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    Sampdoria, i dettagli della proposta di Barnaba. Garrone accusa il CdA, che replica. Ecco come è andata

    Sampdoria, i dettagli della proposta di Barnaba. Garrone accusa il CdA, che replica. Ecco come è andata

    A Genova si fa un gran parlare della famosa proposta sottoposta da Alessandro Barnaba alla Sampdoria per perfezionare l'acquisto del club. L'offerta del finanziere romano, datata 24 dicembre, in particolare si basava su alcuni passaggi. Il primo comprendeva la predisposizione da parte della società di una situazione patrimoniale al 30 novembre 2022 che evidenziasse le perdite maturate nell'ultimo esercizio. Secondo Merlyn tali perdite sarebbero state sufficienti ad azzerare sostanzialmente il patrimonio netto della società blucerchiata. A quel punto, l'Assemblea straordinaria degli Azionisti avrebbe dovuto deliberare entro il 5 gennaio, in prima convocazione, l'azzeramento del capitale sociale e il contestuale aumento di capitale.

    Tale step sarebbe stato utile per ripianare le perdite e ricostituire il capitale sociale. Non avendo Ferrero disponibilità, ci avrebbe pensato Barnaba, diventato nel frattempo piccolo azionista: questo passaggio lo avrebbe portato a diventare proprietario del club. Ultima condizione, la ristrutturazione del debito con le banche attualmente coinvolte, ossia Sistema, Macquarie, Progetto, Bper, Credito Sportivo. Ciò avrebbe garantito una sospensione di tre anni e poi pagamenti rateizzati da dicembre 2026 sino a giugno 2043, fa sapere Il Secolo XIX.

    Le condizioni della proposta di Barnaba, secondo Garrone, non sarebbero state presa in considerazione né dalla proprietà "che ha evidentemente altri obiettivi ma certamente non quelli del salvataggio della società e il rilancio della squadra", né dal CDA "che con il suo rifiuto ha condannato al fallimento quella che era l’ultima, l’unica e la migliore soluzione in grado di garantire un futuro positivo per la Sampdoria". Questo attacco non è piaciuto al
    Consiglio, che ha replicato evidenziando i due nodi fondamentali della questione. Mancava infatti sia la volontà di Ferrero di votare a favore della ricapitalizzazione, sia l'interesse delle banche a rimodulare il debito. Abbattendo il capitale sociale, il Cda avrebbe messo a rischio il club. L'approvazione delle operazioni sul capitale, per legge, è infatti di responsabilità esclusiva degli azionisti e non degli amministratori. Ed è questo il punto su cui il Consiglio insisterà.

     

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