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    Sampaoli più bravo, Allegri più fortunato: passa una Juve irritante

    Sampaoli più bravo, Allegri più fortunato: passa una Juve irritante

    • Giancarlo Padovan
    Come rischiare di non vincere nemmeno con un uomo in più per l’intero secondo tempo. La Juve più esitante della stagione - falcidiata la sua parte (Higuain, Dybala, Piaca, Benatia, Barzagli), brutta come sempre -  riesce a stendere il Siviglia tra l’85’ (Bonucci) e il 93’ (Mandzukic, forse il peggiore in senso assoluto) e a qualificarsi aritmeticamente per gli ottavi di Champions League. Adesso, per mantenere il primo posto senza preoccuparsi dei risultati altrui (c’è Lione-Siviglia e gli andalusi potrebbero essere beffati da un successo francese), la Juve deve battere, a Torino, la Dinamo Zagabria che finora ha sempre perso.

    Lo juventino pragmatico esulta, il sognatore (che magari spera di vincere la Champions) un po’ meno. Questa squadra, che si fa mettere sotto per quasi mezz’ora dal Siviglia, senza mai tirare in porta, è stata a tratti imbarazzante anche in superiorità numerica. Lenta, prevedibile, imprecisa, la banda di Allegri è andata in svantaggio dopo appena 9 minuti a causa di un tiro di Nico Pareja dal limite dell’area. Nella circostanza, la responsabilità non è di chi ha respinto di testa l’angolo del Siviglia (Mandzukic), o il cross che ne è seguìto (rinvio di Rugani), ma dei centrocampisti che hanno chiuso tardi sul fendente del centrale difensivo andaluso. Buffon ha visto la palla all’ultimo, ma difficilmente sarebbe potuto intervenire, data l’angolazione della conclusione. 

    Per quasi tutto il primo tempo la Juve ha sofferto tutto degli avversari. Il possesso di palla, l’uno contro uno, i cambi di gioco e già al 18’ avrebbe potuto capitolare ancora se Escudero avesse centrato la porta con una conclusione che invece è finita di poco sopra la traversa. Qualche segnale di risveglio lo si è avuto intorno alla mezz’ora, prima che si collocasse uno dei due episodi capitali della sfida. Cuadrado, in rapido contropiede, ha servito Mandzukic per un tiro a giro troppo largo; Khedira, servito ancora da Cuadrado, ha piazzato una conclusione che ha sfiorato l’incrocio. 

    Tuttavia è mia convinzione che la partita avrebbe continuato a farla il Siviglia se, al 35’, Franco Vasquez, detto el Mudo, non avesse compiuto un secondo intervento falloso consecutivo. L’arbitro Clattenburg, ineccepibile, gli ha mostrato il cartellino rosso mandando fuori di testa Sampaoli, un allenatore certamente più bravo di Allegri, ma, purtroppo per lui, non con lo stesso self control. Infatti, ad inizio ripresa, Sampaoli si è fatto cacciare dopo l’ennesima protesta plateale, un'attività avviata nel momento in cui Clattenburg ha preso la seconda decisione fondamentale per l'esito dell’incontro: il rigore per una trattenuta di Mercado su Bonucci. 

    Sull'angolo di Pjanic c'è stato uno dei molti grovigli che spesso vediamo nelle aree di mezzo mondo. Forse un arbitro meno inflessibile di quello inglese avrebbe sorvolato, fatto sta che in Europa situazioni del genere vengono sanzionate quasi sempre e certamente più che in Italia. Quando ho visto Claudio Marchisio andare sul dischetto, ho pensato che Allegri avesse sbagliato a designare il tiratore (per me avrebbe dovuto tirare Pjanic, come per le punizioni, altrimenti in questa Juve ci si domanda che ci stia a fare) e la sua esecuzione per poco non mi ha dato ragione. Sergio Rico, infatti, ha intuito e toccato la palla, senza però avere la forza per deviarla. 

    Fino al 40’ del secondo tempo, la Juve ha tirato una sola volta in porta (Pjanic, da fuori area, Sergio Rico in due tempi) e per il resto ha stentato anche a fare un possesso sterile. Eppure basta una minima infarinatura di cose tattiche per sapere che una squadra con un uomo in più riesce a sfruttarlo se fa girare velocemente la palla con la finalità di allargare almeno una delle due linee avversarie. E questo non è mai avvenuto.

    Allegri ha tardato troppo anche nei cambi e quando ha fatto il primo ha sbagliato uomo: non doveva entrare Sturaro (la cui modestia è infinita), con conseguente arretramento di Alex Sandro, ma Kean. Fresco, rapido, bravo nel saltare l'uomo e nel batterlo in velocità. E' stato inserito troppo tardi. 

    Eppure la fortuna, ancora una volta, ha dato una mano al tecnico livornese. A 5’ dalla fine, cioé a un passo dal marasma, Bonucci, dal limite dell'area, ha raccolto una respinta della difesa, ormai troppo bassa, del Siviglia, castigando Rico con un sinistro prodigioso. Disinnescata, in quel gesto, ogni possibile polemica e recriminazione per una partita micragnosa, la Juve ha trovato anche il terzo gol con Mandzukic. Non lo meritava. Ma, come dicono gli juventini più ortodossi, vincere è l'unica cosa che conta. Peccato che anche questa frase, Giampiero Boniperti, il presunto coniatore, l'abbia trafugata a Vincent Lombardi: lui sì un grande coach, anche se non di calcio. 
     

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