Samp, Laczko: |'Non ho paura, è un sogno'
Ziegler ko, esordio probabile per l’ungherese che si confessa con il Secolo XIX. Non ho paura, dice, ho visto purtroppo Ziegler acciaccato. Credo di avere superato il gap tra il campionato ungherese e quello italiano, Ecco Laczko pronto all’esordio dall’inizio dopo una comparsata a Firenze e poi tanta panchina.
Signor Laczko, come va con la lingua italiana?
«Mah, benino. Ho iniziato a prendere lezioni la settimana scorsa. Due lezioni. Avrei continuato anche in questa, ma siamo venuti in ritiro qua alla Borghesiana. Riprenderò la prossima».
In campo però riesce già a capire e a farsi capire?
«Abbastanza. Anche perché in campo sono soprattutto parole secche, non si tengono certo conferenze».
Ha capito quando Cavasin le ha detto che a Catania potrebbe giocare nella formazione titolare?
«Non me lo ha detto. Ho visto che Ziegler in questi giorni ha avuto dei problemi muscolari, l'allenatore mi sta provando al suo posto. Io sono a disposizione. Sarà lui a decidere. Per me è già un grande sogno essere in Italia. Debuttare dall'inizio sarebbe il sogno nel sogno».
La possibilità di debuttare dall'inizio la emoziona?
«Direi di no. Non sono emozionato, non sono nervoso, non sono spaventato. Non ho paura. Sarebbe un problema se avessi paura. Sto bene, mi sento bene. E comunque non è la prima volta che vado all'estero. Qualche esperienza me la sono già fatta. Ho giocato in Inghilterra, in Grecia e sto iniziando a farlo con continuità anche nella Nazionale ungherese. Adesso sono stato convocato per la doppia sfida con l'Olanda di fine mese».
In questi giorni in allenamento lei si sta anche esercitando a battere le punizioni e tra l'altro la sua posizione di partenza, un po' spostato a destra della palla e con gambe leggermente divaricate, ricorda quella di Ronaldo.
«Davvero? Non ci ho mai fatto caso. Qualche gol in Ungheria l'ho anche segnato su punizione. Ma ho anche un buon tiro da lontano. Mi esercito perché potrebbe servirmi. Mi piace segnare su punizione. Mi affascinava Roberto Baggio, da ragazzino. Era il mio giocatore preferito».