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  • Samp, Iachini:|'Non ho la bacchetta'

    Samp, Iachini:|'Non ho la bacchetta'

    Sono bastati tre giorni e mezzo per capire che molto è cambiato alla Sampdoria. Il vento di Iachini è molto diverso da quello di Atzori. Tatticamente e anche umanamente. Iachini è un allenatore di campo, come si è definito lui stesso. E quindi più portato a coltivare il campo che i rapporti interpersonali. E anche i giocatori se ne sono già accorti. Parole poche, fatti e intensità molti. E se Atzori aveva riportato nello spogliatoio blucerchiato delle regole, Iachini sicuramente non è da meno. Regole diverse magari, ma sempre regole. Raccontano a Piacenza e a Brescia che su certi dettagli fosse inflessibile. Il rispetto degli orari, ad esempio, il rispetto del lavoro, il rispetto della disciplina tattica. La concentrazione. Dicono che prima delle partite negli alberghi dei ritiri facesse lui stesso il giro delle camere per accertarsi che tutti fossero al loro posto.

    Dalla conferenza stampa pre-Bari del nuovo tecnico blucerchiato è emerso un concetto chiaro: serve tempo per sistemare le cose. «È chiaro che se qui non ci fosse qualche problema io non sarei venuto. In questi primi giorni ho capito che c’è da lavorare, sotto diversi punti di vista. C’è da mettersi sotto. È chiaro che non ho la bacchetta magica. Ci vorrà del tempo, delle settimane, per creare quello che voglio». In questi primi allenamenti, ad esempio, Iachini e il suo preparatore atletico Tafani non hanno potuto lavorare sui muscoli, perché è mancato il tempo: «C’è da lavorare sulla forza esplosiva. Perché per giocare quel calcio che voglio io c’è bisogno di alzare i parametri dell’intensità e proprio della forza esplosiva. Voglio che si lavori su certi concetti fisici durante la settimana e in questo senso dovremmo entrare con oculatezza nei metodi d’allenamento. Perché so dove voglio arrivare e so anche dove la squadra deve arrivare. Abbiamo i mezzi per risalire in classifica».

    C’è bisogno di tempo, quindi, ma nello stesso tempo c’è urgenza di risultati: «Mi devo ripetere, sto rivivendo qui la stessa situazione che avevo trovato a Brescia. A Natale ero al dodicesimo posto, vincendo l’ultima di campionato saremmo arrivati al primo. Detto questo non voglio mettere le mani avanti, perché nel frattempo cercheremo di coniugare il lavoro coi risultati. Ho iniziato a mettere i primi paletti, sotto l’aspetto tattico e fisico. Se oggi pensassi di tenere la squadra leggera per la partita di Bari, a febbraio saremmo sicuramente in difficoltà. Da una parte ci alleneremo, dall’altra faremo di tutto per portare a casa i risultati».

    Iachini non si è sbilanciato sulla formazione, nascondendosi dietro gli acciacchi fisici di Bentivoglio, Bertani e Pozzi: «Prima della partita mi consulterò con il medico. Non amo mandare in campo giocatori a rischio infortunio. Se uno è pronto gioca, altrimenti no. Sarebbe stupido perdere qualcuno per un mese».

    Il tecnico blucerchiato ritorna spesso sul concetto base, tre giorni e mezzo sono un niente: «Non mi chiedete tanto, perché a Bari non si può. Ho le idee chiare, ho capito che ci vorranno pazienza, settimane e tanto lavoro per vedere la squadra che aspettate, che aspettiamo».

    Nei giorni scorsi Iachini ha sottoposto i suoi giocatori a un frullato di tattica. Che succederà a Bari? «Se devo rispondere con il cuore, dico che si vedrà già un po’ di me nella Samp. Se invece devo rispondere con la ragione, la risposta preferisco darla dopo la partita. Sarà interessante, anche per me, valutare quello che hanno recepito. Mi auguro tutto, anche se sarà difficile. Mi interessa soprattutto che la Sampdoria abbia subito un atteggiamento di squadra organizzata. Abbiamo davanti tanti partite, e già da Bari penseremo a fare la nostra di partita, sviluppando ciò che abbiamo messo dentro in questi tre giorni. Io voglio vincere tutte le partite però, ripeto, non sono uno scienziato e nemmeno un profeta. E nemmeno un presuntuoso. Il campo è l’unica medicina».

    Il Bari: «Una squadra tosta, un mix di gioventù e di esperienza. E ci aspetta, come tutti, per quella che considera la partita dell’anno».

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