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Sacchi: 'Allegri sa come si vince, Juve favorita ma ha un punto debole. E su Ronaldo...'
La Serie A è ormai alle porte, sabato prenderà ufficialmente il via il campionato italiano 2021-22. La Gazzetta dello Sport, per l'occasione, ha intervistato Arrigo Sacchi, che ha parlato principalmente della corsa per il prossimo Scudetto: “La Juventus parte davanti. L'Inter ha perso due giocatori importanti come Hakimi e Lukaku, ma soprattutto la sua guida: Conte aveva fatto un lavoro straordinario riuscendo a sovvertire un pronostico che anche lo scorso anno vedeva favorita la Juve”. Basterà il ritorno di Allegri per fare la differenza? “Sa come si vince, è un allenatore pragmatico oltre che un grande tattico: conosce le strade che portano alla vittoria. La sua Juve non è stata sempre convincente, ma in Italia conta soprattutto il risultato e Allegri sa come ottenerlo. Non mi ha sorpreso che sia stato richiamato alla guida della squadra anche se è difficile ripetersi”. Attenzione, però, al punto debole dei bianconeri: “È il collettivo. Chi vuole batterla dovrà avere un collettivo e un impianto di gioco migliore. Punteranno su difesa, concretezza e individualità. La Juve ha tanti solisti e di conseguenza ha la necessità che tutti loro abbiano la modestia giusta per migliorare e l’altruismo per giocare con la squadra e per la squadra. La collaborazione aumenta il talento e Dybala, ad esempio, ne ha moltissimo”.
SU RONALDO E LOCATELLI – Cristiano Ronaldo può essere un problema? “Io sono un socialista vecchia maniera: per me sono tutti uguali. Quando allenavo, se un giocatore non stava bene lo sostituivo o lo lasciavo in panchina. Che si chiamasse Gullit, Van Basten o Baresi. E facevo un favore a ciascuno di loro, perché il calcio non è uno sport individuale. Non esiste il calciatore che si debba caricare la squadra sulle spalle: bisogna migliorare la sinergia tra i giocatori”. E su Locatelli e il possibile arrivo in bianconero: “Locatelli ha tempi di gioco, qualità. E ha ancora margini di miglioramento: deve essere sempre presente nel gioco. Quando ha la palla è un direttore d’orchestra come pochi”.
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LE RIVALI – Su chi potrebbe insidiare la Juve: “Per quanto riguarda l’Inter, bisogna vedere la reazione dei giocatori che vorranno dimostrare di essere competitivi anche senza Lukaku e Hakimi. Il Milan non ha esperienza e nemmeno sufficiente qualità a parte alcuni elementi. E ha perso Donnarumma e Calhanoglu. L’Atalanta sarebbe una sorpresa. Napoli e Roma non hanno una storia piena di vittorie, e la storia conta. Mourinho è bravo e pragmatico, Spalletti l’ho sempre ammirato anche se magari non sempre è riuscito a completare il suo lavoro. Però un allenatore non è un mago: l’ambiente che lo circonda è determinante. Mi auguro, comunque, che la meravigliosa prestazione della Nazionale all’Europeo abbia insegnato qualcosa sull’importanza del gioco, delle idee e dell’atteggiamento”.
SU RONALDO E LOCATELLI – Cristiano Ronaldo può essere un problema? “Io sono un socialista vecchia maniera: per me sono tutti uguali. Quando allenavo, se un giocatore non stava bene lo sostituivo o lo lasciavo in panchina. Che si chiamasse Gullit, Van Basten o Baresi. E facevo un favore a ciascuno di loro, perché il calcio non è uno sport individuale. Non esiste il calciatore che si debba caricare la squadra sulle spalle: bisogna migliorare la sinergia tra i giocatori”. E su Locatelli e il possibile arrivo in bianconero: “Locatelli ha tempi di gioco, qualità. E ha ancora margini di miglioramento: deve essere sempre presente nel gioco. Quando ha la palla è un direttore d’orchestra come pochi”.
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LE RIVALI – Su chi potrebbe insidiare la Juve: “Per quanto riguarda l’Inter, bisogna vedere la reazione dei giocatori che vorranno dimostrare di essere competitivi anche senza Lukaku e Hakimi. Il Milan non ha esperienza e nemmeno sufficiente qualità a parte alcuni elementi. E ha perso Donnarumma e Calhanoglu. L’Atalanta sarebbe una sorpresa. Napoli e Roma non hanno una storia piena di vittorie, e la storia conta. Mourinho è bravo e pragmatico, Spalletti l’ho sempre ammirato anche se magari non sempre è riuscito a completare il suo lavoro. Però un allenatore non è un mago: l’ambiente che lo circonda è determinante. Mi auguro, comunque, che la meravigliosa prestazione della Nazionale all’Europeo abbia insegnato qualcosa sull’importanza del gioco, delle idee e dell’atteggiamento”.