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Sabatini: Silvio canta 'Fratelli di Milan'
Se ne vedono tutti i colori. Il rosso dell'arbitro su tutti: due espulsioni e l’Inter torna in corsa per l’Europa League.
Se ne dicono di tutti i colori. Il gialloblù del Parma l’accostamento migliore: sotto ogni punto di vista. Caro Higuain, anche etico…
Se ne sentono di tutti i colori, ed è sempre una bella lotta di chiacchiere e chiacchieroni. Ma stravince Bee Taechaubol, che per il Milan (che non prenderà) fa sapere di voler prendere Guardiola. Ecco questa le batte tutte. Se continua così, Mister B non sarà mai Mister Milan. Ma è sulla buona strada per diventare Mister Millanta.
E poi c’è un tricolore idealizzato da Berlusconi. E’ anche, ma non solo, il logo di Forza Italia sventolato per la politica. E’, nel calcio, l’idea di un progetto Fratelli di Milan: squadra tutta italiana e magari Mameli al posto dell'inno di Tony Renis. Un proposito annunciato nella notte tra sabato e domenica. E’ passato abbastanza inosservato, o almeno in secondo piano rispetto al capitombolo per lo scalino "della sinistra" (cit. 1) e la capriola sulla futura cessione della società "solo a chi investirà 200 milioni all’anno" (cit. 2).
Ma a capo del week-end in cui se ne sono viste, dette e sentite di tutti i colori, è giusto non sminuire il progetto azzurro, tricolore, insomma italiano di Berlusconi. Un presidenziale "Yes we can" pronto a trasformarsi in "sì, possiamo". Of course, certo. E via con altri esempi di espressioni e parole internazionali, di pronta e facile traduzione. Superfluo aggiungere che è questo il percorso indicato da Berlusconi. Se non per tutte le squadre, almeno per il Milan: abbandonare le mode straniere e recuperare le abitudini italiane.
L'assist arriva dall’ultimo turno di campionato, che mette in copertina le imprese miracolose di Antonio Mirante, trentenne di Castellammare di Stabia, 66mila anime che vivono davvero, non la solita frase fatta, tra "l'ombra del Vesuvio" e la costiera sorrentina. Non lo pagano da un anno, Mirante. E sta per declinare la propria carriera in Serie B. Eppure è stato, fino a pochi mesi fa, il quarto portiere della nazionale di Prandelli. Non uno qualsiasi, quello che ieri ha pareggiato con il Parma, vincendo il duello personale con l’argentino Andujar che tre mesi fa aveva scalzato il brasiliano Rafael. Con la sintesi di un titolo, sarebbe "Italia batte Sudamerica". Ecco quindi l’esempio numero 1: Mirante è più forte dei portieri del Napoli. E d’ingaggio costa la metà. Che bisogno c’era di andare a prendere due stranieri con voli intecontinentali e business class, quando c'era un italiano che da Castellammare sarebbe arrivato perfino in autobus agli allenamenti di Castel Volturno? E’ vero, esistono anche le eccezioni. E anche in porta: proprio al Milan che ha un numero 1 come Diego Lopez. Ma scorrendo la formazione quale sarebbe la convenienza qualità-prezzo di Alex e Rami rispetto – per esempio – a Moretti del Toro? Oppure, a centrocampo, tra il pur talentuoso Van Ginkel e Saponara appena rispedito a Empoli? O anche fra il costosissimo De Jong e quel Parolo rivelazione della Lazio, ma scartato proprio dal Milan un anno fa? O infine, esagerando un po', tra lo stesso Menez e Diamanti (magari nella vecchia versione bolognese e non la più recente in viola)?
L'elenco potrebbe continuare, seppur non all'infinito. L'esperimento va comunque applaudito. Tanti anni dopo quel "contratto con gli italiani", ci sarebbe "il Milan agli italiani". E immaginando un'azione in campo, Porta a Porta ancora il palcoscenico naturale.
Trascurando ricordi, eventuale ironia e propaganda politica, il progetto ci sta. Una squadra non di tutti i colori, ma semplicemente tricolore: "Why not?" Anzi: "Perchè no?".
Sandro Sabatini
Web: sandrosabatini.com – Twitter: @Sabatini – Facebook: SandroSabatiniOfficial
Se ne dicono di tutti i colori. Il gialloblù del Parma l’accostamento migliore: sotto ogni punto di vista. Caro Higuain, anche etico…
Se ne sentono di tutti i colori, ed è sempre una bella lotta di chiacchiere e chiacchieroni. Ma stravince Bee Taechaubol, che per il Milan (che non prenderà) fa sapere di voler prendere Guardiola. Ecco questa le batte tutte. Se continua così, Mister B non sarà mai Mister Milan. Ma è sulla buona strada per diventare Mister Millanta.
E poi c’è un tricolore idealizzato da Berlusconi. E’ anche, ma non solo, il logo di Forza Italia sventolato per la politica. E’, nel calcio, l’idea di un progetto Fratelli di Milan: squadra tutta italiana e magari Mameli al posto dell'inno di Tony Renis. Un proposito annunciato nella notte tra sabato e domenica. E’ passato abbastanza inosservato, o almeno in secondo piano rispetto al capitombolo per lo scalino "della sinistra" (cit. 1) e la capriola sulla futura cessione della società "solo a chi investirà 200 milioni all’anno" (cit. 2).
Ma a capo del week-end in cui se ne sono viste, dette e sentite di tutti i colori, è giusto non sminuire il progetto azzurro, tricolore, insomma italiano di Berlusconi. Un presidenziale "Yes we can" pronto a trasformarsi in "sì, possiamo". Of course, certo. E via con altri esempi di espressioni e parole internazionali, di pronta e facile traduzione. Superfluo aggiungere che è questo il percorso indicato da Berlusconi. Se non per tutte le squadre, almeno per il Milan: abbandonare le mode straniere e recuperare le abitudini italiane.
L'assist arriva dall’ultimo turno di campionato, che mette in copertina le imprese miracolose di Antonio Mirante, trentenne di Castellammare di Stabia, 66mila anime che vivono davvero, non la solita frase fatta, tra "l'ombra del Vesuvio" e la costiera sorrentina. Non lo pagano da un anno, Mirante. E sta per declinare la propria carriera in Serie B. Eppure è stato, fino a pochi mesi fa, il quarto portiere della nazionale di Prandelli. Non uno qualsiasi, quello che ieri ha pareggiato con il Parma, vincendo il duello personale con l’argentino Andujar che tre mesi fa aveva scalzato il brasiliano Rafael. Con la sintesi di un titolo, sarebbe "Italia batte Sudamerica". Ecco quindi l’esempio numero 1: Mirante è più forte dei portieri del Napoli. E d’ingaggio costa la metà. Che bisogno c’era di andare a prendere due stranieri con voli intecontinentali e business class, quando c'era un italiano che da Castellammare sarebbe arrivato perfino in autobus agli allenamenti di Castel Volturno? E’ vero, esistono anche le eccezioni. E anche in porta: proprio al Milan che ha un numero 1 come Diego Lopez. Ma scorrendo la formazione quale sarebbe la convenienza qualità-prezzo di Alex e Rami rispetto – per esempio – a Moretti del Toro? Oppure, a centrocampo, tra il pur talentuoso Van Ginkel e Saponara appena rispedito a Empoli? O anche fra il costosissimo De Jong e quel Parolo rivelazione della Lazio, ma scartato proprio dal Milan un anno fa? O infine, esagerando un po', tra lo stesso Menez e Diamanti (magari nella vecchia versione bolognese e non la più recente in viola)?
L'elenco potrebbe continuare, seppur non all'infinito. L'esperimento va comunque applaudito. Tanti anni dopo quel "contratto con gli italiani", ci sarebbe "il Milan agli italiani". E immaginando un'azione in campo, Porta a Porta ancora il palcoscenico naturale.
Trascurando ricordi, eventuale ironia e propaganda politica, il progetto ci sta. Una squadra non di tutti i colori, ma semplicemente tricolore: "Why not?" Anzi: "Perchè no?".
Sandro Sabatini
Web: sandrosabatini.com – Twitter: @Sabatini – Facebook: SandroSabatiniOfficial