Sabatini: Juventus e Milan, la svolta è made in Italy
Tutta colpa di Mattarella e della sua elezione a Presidente della Repubblica. Distratti da quorum e maggioranza qualificata, franchi tiratori e traditori, è passata in secondo (anche terzo…) piano una svolta del calciomercato: gli italiani.
Casuali solo in apparenza, le scelte di Juventus e Milan sembrano mirate e ragionate. In bianconero De Ceglie, Sturaro e Matri. In rossonero Cerci, Destro, Antonelli, Bocchetti e Paletta. Se Berlusconi ha in mente di rilanciare “Forza Italia” anche con il calcio, adesso ha un’opzione e 5 testimonial in più. E poi da quando Mattarella ha usato la metafora dell’arbitro, per spiegare il suo ruolo da Presidente, qualsiasi immagine calcistica torna di moda. Fu Berlusconi, vent’anni fa, a dire “scendo in campo”: ricordate? Adesso deve “rimontare in classifica” e “ricompattare lo schieramento”: nel suo partito, come al Milan. La scelta degli italiani è comprensibile, giusta.
In verità si vince se i giocatori sono buoni, e non importa da dove arrivano. Si pareggia se la squadra è meno buona, e chissenefrega le nazionalità dei singoli. Si perde se i giocatori sono scarsi, e possono anche essere undici fratelli brasiliani sconfitti 7-1 da una Germania multietnica. Vero, verissimo. Ma date retta: meglio una squadra dall’ossatura italiana.
Certo, non manca l’eccezione più brillante: l’Inter di Mourinho e del Triplete, undici “internazionali” uniti in un perfetto mosaico con miracolosa coesistenza tra argentini (Samuel, Zanetti, Cambiasso, Milito) e brasiliani (Julio Cesar, Maicon, Lucio) che storicamente non si sopportano. Ma resta un’eccezione, seppur magica e indimenticabile per i tifosi nerazzurri.
Domenica scorsa, contro il Sassuolo di dieci italiani più Vrsalijko, l’Inter ha schierato: uno sloveno, un ghanese, un italiano, un serbo, un brasiliano, due croati, un colombiano, un cileno, due argentini, un romeno, uno svizzero-kosovaro e un tedesco. Se non ci credete, ecco il tabellino: Handanovic; Donkor, Ranocchia, Vidic (26’ st Brozovic), Dodo; Guarin, Medel; Palacio (33’ st Puscas), Kovacic, Shaqiri; Podolski (11’ st Icardi). Considerando che Shaqiri, Brozovic e Podolski va già bene se hanno imparato “ciao”, “come stai” e “passa palla”, come si parlavano in campo? Come si capivano? Come potevano essere e sentirsi affiatati?
Una volta, nel 2000, l’Inter si presentò a giocare un tragicomico preliminare di Champions League contro i modestissimi svedesi dell’Helsingborg. La coppia d’attacco era composta da un turco (Hakan Sukur) e un irlandese (Robbie Keane) che si erano conosciuti un paio di giorni prima, non si chiamavano neanche per nome e… Come andò a finire lo sanno tutti, o almeno quelli che non sono Under 15.
I tempi sono cambiati, certo. Adesso governa la Generazione Erasmus, le frontiere non ci sono più e nemmeno i caselli. Ma attenzione, perché le operazioni di Juve e Milan non sembrano casuali. La storia dirà se è stato un cambio di tendenza suggerito da momentanee occasioni di mercato. Oppure un’inversione vera: il campionato italiano agli italiani. E se proprio si vuol fare un esperimento nuovo, di straniero proviamo gli arbitri. Tanto, l’italiano più arbitro di tutti ormai fa il Presidente della Repubblica.
Sandro Sabatini (giornalista Sky Sport)
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