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Sabatini: Ibra il cattivo, riuscirà dove Gullit, Sheva e Kakà hanno fallito?
Ma alla faccia di tutti, se lo svedese che accende uno scudetto all'anno tornerà, sarà un affare per il Milan. Tecnico, innanzitutto: nel campionato italiano, lo dice la storia, Ibra è attaccante che sfiora la media di un gol a partita. Affare economico, poi: 7 milioni netti è un ingaggio di poco superiore alla somma Destro+Pazzini, e così i conti tornano. Affare per lo spogliatoio, infine: con due tipi tosti come Mihajlovic in panchina e Ibra in campo, il Milan diventa all'improvviso la squadra che mette più paura a Juve, Napoli e romane.
Un affare senza macchie, allora? Non esattamente. C'è pure qualche imperfezione, come in tutti i ritorni. La storia dei sequel rossoneri non è mai stata bella: Gullit tanti anni fa, poi Sheva e infine Kakà. I tifosi lo ammetteranno: è stato come rivedere qualche ex fidanzata appassita e con le rughe. Ibra invece sembra ancora integro. Già: "sembra". Ma per quanto lo sarà ancora? Ecco il grande, forse unico dubbio che frena l'esultanza milanista. Se in forma, Zlatan Ibrahimovic è un protagonista odiato solo dagli avversari. Invece, se in calo, i suoi atteggiamenti da superstar vengono sopportati (male) da compagni e tifosi.
L'ultima versione vista a Parigi è ancora quella che un paio d'anni fa lasciò il Milan non senza tormenti. Ai tempi, baciava le maglie con troppa disinvoltura. Adesso vuol tornare nella squadra in cui s'è trovato meglio. E questo va detto. Anzi, sottolineato. Perchè è giusto: sia nei confronti del Milan, sia di Ibrahimovic. Le sue zingarate sono finite.
Sandro Sabatini
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