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Sabatini: 'Ho pensato che la Roma potesse essere mia, via per colpa di Pallotta. Sull'addio di Totti...'
Nel corso dell'intervista concessa a Walter Veltroni per Il Corriere dello Sport, il coordinatore dell'area tecnica di Suning Walter Sabatini è tornato a parlare del suo passato da ds della Roma e dei motivi che hanno portato alla separazione nel corso della stagione passata: "Cosa non ha funzionato tra me e la Roma? Cosa non ha funzionato nel rapporto tra me e Pallotta, potrei dire. Nella Roma ha funzionato tutto perché la Roma è stata la mia vita. Con Pallotta le cose hanno funzionato benissimo per un po’ di tempo, meno bene dopo. Forse io mi sono posto nella maniera sbagliata, ho creduto che la Roma potesse essere mia. A un certo punto era giusto che io cambiassi. Mio figlio non mi ha mai perdonato questa scelta. Lui va a letto con la maglietta di Totti. Questo sentimento di amore totale io l’ho condiviso silenziosamente con moltissime persone ma non sono riuscito a condividerlo con Pallotta".
Sull'addio al calcio di Totti: "Con la sua uscita di scena, viene meno un'idea tutta tecnica e tutta poetica del calcio. Non è solo un campione che smette: ci saranno delle giocate, delle soluzioni tecniche che saranno estinte perchè vanno via con lui e questo è un danno per il calcio, inevitabile ma incredibile. Penso che Totti adesso debba trovare la forza di accantonare il passato e accettare l'idea che nella vita c'è anche qualcos'altro, cosa molto difficile per lui. Anche perchè io ho ne colto nei miei colloqui con lui una reale voglia, quasi adolescenziale, di continuare a giocare a calcio. E contro quella si lotta veramente male".
Sull'addio al calcio di Totti: "Con la sua uscita di scena, viene meno un'idea tutta tecnica e tutta poetica del calcio. Non è solo un campione che smette: ci saranno delle giocate, delle soluzioni tecniche che saranno estinte perchè vanno via con lui e questo è un danno per il calcio, inevitabile ma incredibile. Penso che Totti adesso debba trovare la forza di accantonare il passato e accettare l'idea che nella vita c'è anche qualcos'altro, cosa molto difficile per lui. Anche perchè io ho ne colto nei miei colloqui con lui una reale voglia, quasi adolescenziale, di continuare a giocare a calcio. E contro quella si lotta veramente male".