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    Sabatini: da Verratti a Sarri, il Milan di ieri e domani

    Sabatini: da Verratti a Sarri, il Milan di ieri e domani

    "Il bambino ha superato il provino: lo prendiamo. State tranquilli, qui al Milan lo seguiremo come un figlio". Non ascoltò queste parole precise, il bambino. Ma vide da lontano suo papà che annuiva, stringendo la mano a un signore con giacca blu e stemma rosso e nero. Le lacrime occuparono i suoi occhi. Un nodo in gola gli proibì di parlare, ma non di correre spaventato. Prese a tracolla il borsone quasi grande come lui. Si infilò sul pullman della sua squadra. Da un finestrino continuò a guardare il papà e quel signore del Milan, raggiunti da un dirigente del Pescara. Si sentì indicato ed ebbe la tentazione di nascondersi sotto il sedile. Però continuò prima a sbirciare. Poi piangere e sbirciare. Infine solo piangere. "Io voglio tornare a casa. E basta", disse quando quei "grandi" tentarono di consolarlo, e convincerlo a diventare un giovane cui avrebbero subito regalato una bella maglia rossonera, nuova nuova. Lacrime disperate e no ostinato con la testa. Il papà lo consolò con una carezza. I dirigenti di Milan e Pescara smisero di insistere. Va bene, si torna a casa.

    Questo episodio accadde davvero al campo Vismara di Milano, cuore del settore giovanile milanista. Dieci anni fa. Quel bambino aveva un nome comune Marco, non ancora un cognome unico da calciatore. Oggi ha l'uno e l'altro, da campione: è Marco Verratti.

    Le storie di calcio sono piene di episodi da sliding doors, attimi che cambiano un destino. La famosa ed esosa parcella per Raiola, obbligò Galliani a desistere su Pogba. Questo è risaputo. Ma fa comunque effetto immaginare come sarebbe stato, con Verratti e Pogba, il centrocampo liofilizzato di talenti, "essienizzato", degli ultimi tempi rossoneri.

    C'è qualcos'altro che sta riportando indietro nel tempo il Milan: la scelta del prossimo allenatore. Potrebbe essere, dovrebbe essere... In un mondo senza condizionali d'obbligo, "sarà" Maurizio Sarri. Con l'Empoli ha stregato San Siro e Arcore. Il piccolo Empoli come il piccolo Parma del 1986: un grande colpo di fulmine per Berlusconi.

    Quasi trent'anni fa, il Parma di Sacchi incantò in una notte di Coppa Italia. Il gioco, lo spettacolo, i movimenti senza palla, il pressing e il Milan che era rimasto impotente a guardare. Insopportabile per Berlusconi, allora e ora. Allora, il Parma di Sacchi. Ora, l'Empoli di Sarri.

    Hanno in comune il gioco e come inizia il cognome: "Sa". Fidatevi. E non solo perché ve lo dice Sa-ndro Sa-batini :-)

    Sandro Sabatini (giornalista Sky Sport)
    Web: sandrosabatini.com - Twitter: @Sabatini - Facebook: SandroSabatiniOfficial

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