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Sabatini: Berlusconi, cosa dicono gli exit-poll su Ancelotti?
Dedicato a chi ha passato la notte sulle maratone elettorali in tv, ma non solo. Dedicato a chi stamani ha letto i commenti degli editorialisti più prestigiosi sui quotidiani più famosi. Dedicato a chi arriva a calciomercato.com dopo aver zingarato su altri siti per i risultati delle elezioni regionali. Dedicato a centrodestra e centrosinistra, Lega e 5Stelle, presentabili e impresentabili. E non andiamo avanti, perché ormai l’avete capito: dedicato a chi crede nelle parole date. E mantenute, se possibile.
Che succede adesso con Ancelotti? E con i 120 milioni di investimenti promessi? Dopo le elezioni, c’è il responso del mercato. Dopo gli elettori, tocca ai tifosi. Dopo gli speranzosi, spetta ai curiosi. Le ultime indiscrezioni danno Ancelotti sempre più verso il “no”. E il candidato numero uno per la panchina del Milan diventa Cristian Brocchi. Che magari diventerà non solo di nome (di battesimo) ma anche di fatto il Cristiano Ronaldo degli allenatori, però oggi sembra un po’ come aver puntato su CR7 per poi ripiegare su Petagna.
Intanto Inzaghi cerca voti ovunque: familiari, parenti, amici e amici degli amici. Ma non resterà. Troppo deludente la sua avventura da stagista, in rapporto al valore di una squadra nettamente superiore al decimo posto appena raccattato. Eppure al Milan non è bastata la lezione di un allenatore “inventato” (dopo Leonardo e Seedorf, il terzo negli ultimi cinque anni). Si va a caccia di un altro colpo a sorpresa. Non Donadoni o Tassotti, che pure avrebbero il curriculum rossonero. Non Sarri che è bravissimo ma ha sempre la barba di due giorni, eppoi fuma e va in panchina con la tuta: impresentabile, per i canoni berlusconiani. Non Mihajlovic che va al Napoli o Emery che resta al Siviglia. Non Conte che il part-time con la Federcalcio è troppo complicato. Non Montella che ci sarebbe da discutere con i Della Valle, né Spalletti che pure sarebbe toscano come Toti (il trionfatore in Liguria).
No. L’idea alternativa ad Ancelotti è Brocchi. In fatto d’esperienza, c’è la stessa differenza tra mangiare e stare a guardare. E un conto se per tutto il resto c’è Mastercard (120 milioni da spendere). Un altro conto se le promesse di budget, passate le elezioni, venissero rivedute e corrette.
E’ corretto – bisogna aggiungerlo – concedere a Berlusconi la possibilità di scegliere l’allenatore. Vuol rimettere alla prova l’intuito che gli permise di scoprire Sacchi e lanciare Capello? Prego, si accomodi. E’ normale che faccia di testa sua chi comanda e paga il conto. Ma il passaggio da Ancelotti a Brocchi va comunque spiegato. Sennò ai milanisti sembrerà di aver sbagliato festa: d’esser capitati in quella dei renziani a Segrate, anziché in quella giusta a San Siro. Ai berlusconiani, le elezioni fanno venir voglia di festeggiare. Ma per i tifosi è già tempo spiegare. Che dicono le proiezioni su Ancelotti? E gli exit poll sui milioni promessi per il mercato?
Dopo i risultati definitivi dalle sette regioni, mancano i dati di Madrid: quando arrivano? E quante preferenze ha ottenuto il Milan da Ancelotti?
Sandro Sabatini
Twitter: @Sabatini - Facebook: SandroSabatiniOfficial
Che succede adesso con Ancelotti? E con i 120 milioni di investimenti promessi? Dopo le elezioni, c’è il responso del mercato. Dopo gli elettori, tocca ai tifosi. Dopo gli speranzosi, spetta ai curiosi. Le ultime indiscrezioni danno Ancelotti sempre più verso il “no”. E il candidato numero uno per la panchina del Milan diventa Cristian Brocchi. Che magari diventerà non solo di nome (di battesimo) ma anche di fatto il Cristiano Ronaldo degli allenatori, però oggi sembra un po’ come aver puntato su CR7 per poi ripiegare su Petagna.
Intanto Inzaghi cerca voti ovunque: familiari, parenti, amici e amici degli amici. Ma non resterà. Troppo deludente la sua avventura da stagista, in rapporto al valore di una squadra nettamente superiore al decimo posto appena raccattato. Eppure al Milan non è bastata la lezione di un allenatore “inventato” (dopo Leonardo e Seedorf, il terzo negli ultimi cinque anni). Si va a caccia di un altro colpo a sorpresa. Non Donadoni o Tassotti, che pure avrebbero il curriculum rossonero. Non Sarri che è bravissimo ma ha sempre la barba di due giorni, eppoi fuma e va in panchina con la tuta: impresentabile, per i canoni berlusconiani. Non Mihajlovic che va al Napoli o Emery che resta al Siviglia. Non Conte che il part-time con la Federcalcio è troppo complicato. Non Montella che ci sarebbe da discutere con i Della Valle, né Spalletti che pure sarebbe toscano come Toti (il trionfatore in Liguria).
No. L’idea alternativa ad Ancelotti è Brocchi. In fatto d’esperienza, c’è la stessa differenza tra mangiare e stare a guardare. E un conto se per tutto il resto c’è Mastercard (120 milioni da spendere). Un altro conto se le promesse di budget, passate le elezioni, venissero rivedute e corrette.
E’ corretto – bisogna aggiungerlo – concedere a Berlusconi la possibilità di scegliere l’allenatore. Vuol rimettere alla prova l’intuito che gli permise di scoprire Sacchi e lanciare Capello? Prego, si accomodi. E’ normale che faccia di testa sua chi comanda e paga il conto. Ma il passaggio da Ancelotti a Brocchi va comunque spiegato. Sennò ai milanisti sembrerà di aver sbagliato festa: d’esser capitati in quella dei renziani a Segrate, anziché in quella giusta a San Siro. Ai berlusconiani, le elezioni fanno venir voglia di festeggiare. Ma per i tifosi è già tempo spiegare. Che dicono le proiezioni su Ancelotti? E gli exit poll sui milioni promessi per il mercato?
Dopo i risultati definitivi dalle sette regioni, mancano i dati di Madrid: quando arrivano? E quante preferenze ha ottenuto il Milan da Ancelotti?
Sandro Sabatini
Twitter: @Sabatini - Facebook: SandroSabatiniOfficial