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    Sabatini: a Parigi un eroe ha evitato la strage. Ma ora chi farà le perquisizioni?

    Sabatini: a Parigi un eroe ha evitato la strage. Ma ora chi farà le perquisizioni?

    Sono giorni che cerco il nome, la foto, una traccia, un profilo o un account dell’uomo più eroico di questi giorni drammatici a Parigi. E’ l’uomo (o la donna) che venerdì scorso, al famigerato ingresso H dello Stadio di St.Denis, ha tastato il terrorista, accorgendosi che aveva addosso qualcosa di strano. Un cinturone troppo grosso. Forse un’arma, addirittura. “Ehi, monsieur…”, cosa sono queste bretelle così imbottite?

    Non avrà fatto in tempo a dire “S’il vous plait”, per favore tenga le mani in alto. Il terrorista s’è sentito scoperto ed è scappato. E’ uscito dallo stadio e s’è fatto esplodere lì vicino. Maledetto terrorista: ha provocato un morto. Benedetto steward: ha evitato una carneficina. Eroe per caso. Comunque, eroe.

    Chiunque sia andato allo stadio sa che ci sono i tornelli per controllare afflusso e biglietti. Poi una rapida perquisizione, divisa tra civili e militari. Gli spettatori vengono tastati e controllati anche da steward che indossano una casacca fluo. Sembrano volontari, forse lo sono. Avranno forse una paga minima: quella che li ricompensa per trascorrere la domenica allo stadio. E’ evidente che lo fanno volentieri. All’orario giusto, si alternano ai varchi e vanno a vedere la partita gratis. Di solito fanno lasciare gli accendini dentro un bidone. Vietano di introdurre lattine e bottigliette di plastica. Sono autori di normali controlli anti-violenza. Ma un conto è fronteggiare i teppisti, un altro i terroristi.

    Siamo tutti consapevoli che non si debba trasformare il legittimo sospetto in panico cieco. Entrare in uno stadio sarà ancora “sicuro” come lo era prima del 13 novembre, la notte della strage di Parigi. Ma è cambiata la consapevolezza del pericolo. I tifosi saranno più timorosi. I controllori anche, molto di più. E’ aumentata la paura. Ma ancor più è cambiata la percezione del pericolo.

    Proviamo ad immaginare la reazione di chi si troverà – speriamo mai – a perquisire e scoprire un eventuale terrorista-kamikaze, magari con gente attorno, in una normale coda da ingresso allo stadio. Se il controllore è un militare, saprà cosa fare. Ma se il controllore è un volontario civile, o uno steward domenicale, che cosa farà?

    E’ solo la fuga, l’unica reazione umana di fronte a un individuo che può farsi esplodere davanti a te. Al massimo dell’altruismo, si scappa gridando “Aiuto-aiuto, è un terrorista!”, sperando che qualcuno possa intervenire. Non è immaginabile - né sinceramente consigliabile - altra reazione. Ecco perché attorno agli stadi ci dovranno essere posti di blocco e pre-filtraggi affidati alle forze dell’ordine. Ci vorrà un impiego imponente, ma sarà opportuno.

    Quando si va in uno stadio, si pensa solo a chi gioca e in parte a chi tifa. Mai a chi ci lavora. Invece ci sta proprio un pensiero a quegli steward un po’ burberi e sbrigativi. Prima di farci correre in curva o tribuna, ci fanno perdere un minuto e buttare un accendino…

    Uno di loro, ha evitato la strage allo stadio di Parigi. Molti di loro, quando l’hanno capito, avranno anche immaginato di trovarsi nella stessa situazione: uno steward disarmato contro un terrorista carico di esplosivo. C’è stato un eroe, forse per caso, ieri a Parigi. Ma da domani non ci dovranno essere martiri, negli stadi.

     

    Sandro Sabatini (giornalista Mediaset Premium)

    Twitter: @Sabatini  -  Facebook: SandroSabatiniOfficial




     

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