Calciomercato.com

  • Getty Images
    Sabatini a CM: 'Spalletti sarà un grande ct. Non gli è mancato il gioco, ma la gestione. E a centrocampo ha sbagliato'

    Sabatini a CM: 'Spalletti sarà un grande ct. Non gli è mancato il gioco, ma la gestione. E a centrocampo ha sbagliato'

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    Spalletti è un grandissimo allenatore. Sarà un grandissimo commissario tecnico, per brevità “ct”, come si definisce chi siede sulla panchina di qualsiasi nazionale. Le basi sono le stesse, i valori anche, le qualità si notano con entrambi gli account: allenatore e ct. Ma l’allenatore… allena tanto. Il ct poco. E non è un dettaglio.


    Questa premessa sembra necessaria dopo aver ascoltato, da Ferragosto a oggi, sciocchezze tipo “vedremo subito il gioco di Spalletti”. Sarebbe stato più consapevole dire “vedremo quali giocatori sceglierà il nuovo ct”. Ma tant’è. In verità il gioco di Spalletti si è visto abbastanza. La sua nazionale ha attaccato benino, con schemi e movimenti apprezzabili. E ha difeso bene, con facile adattamento a 4 pure per chi ha sempre giocato a 3 (Mancini e Bastoni).

    Ma c’è anche un terzo aspetto determinante, fondamentale, che è stato insufficiente: la gestione del risultato e dei momenti. Non si impara in una settimana. La gestione dipende da personalità, esperienza e qualità dei centrocampisti, che illustrano e condividono ai compagni. In tutti i commenti si è detto che ci siamo “abbassati” troppo, ma nessuno ha provato a spiegare perché. Perché all’Italia che nella mezz’ora finale ha perso il “controllo delle seconde palle” (cit Spalletti) sono mancate le caratteristiche assortite dei tre centrocampisti. Barella-Cristante-Tonali è un buon trio e magari il migliore disponibile, almeno in avvio. Ma nell’ultima mezz’ora c’era da cambiare interpretazione di gioco e non ci sono riusciti. Ci volevano più qualità e tranquillità nel possesso palla, non necessariamente finalizzato a una nuova azione offensiva. Sarebbe stato più produttivo interrompere il crescendo degli avversari con piccole astuzie, la ricercatezza di qualche fallo subìto, magari la variazione intelligente dei paraocchi “quando ho il pallone faccio subito un’azione d’attacco”.

    No. Quando ho il pallone e sto vincendo, faccio anche un possesso palla di mantenimento, un palleggio ricercato il più possibile lontano da Donnarumma, un attacco senza foga esasperata. Ma per mettere in pratica queste indicazioni, ci vogliono più qualità nel trio di centrocampo (ah, se tipo un Bonaventura avesse cinque anni di meno!), più freschezza di testa e atletica (Frattesi zero minuti, perché?), più esperienza nella interpretazione dei momenti. Parlando di centrocampo, ci si rivolge al cuore della squadra. In verità le cose non sono andate bene sulle ali, dove - senza offesa per il metodo delle convocazioni anticipate - Berardi non può mai mancare, soprattutto se poi manca Chiesa.

    In conclusione. Il “gioco” (sarà bene ri-spiegarlo ai figli del web) non è solo bell’attacco e/o buona difesa: quelle sono esercitazioni di Coverciano. Il gioco è anche (soprattutto?) gestione e/o interpretazione dei momenti. I giocatori sono gli interpreti, cioè gli attori protagonisti (non le comparse) del gioco. E questo lo sa benissimo chi guida dalla panchina. Infatti vinceremo con l’Ucraina e andremo all’Europeo. Lì, con un mese di squadra assieme, Spalletti potrà fare meno il ct. E più l’allenatore. Alla grande.
     

    Altre Notizie