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Sabatini a CM: 'Perché Osimhen non dovrebbe andare in Arabia? La storia si riscrive: chi ha più soldi, compra'
Attenzione sia all’ironia sia all’allarmismo attorno al calcio arabo. C’è chi grida allo scandalo, chi si meraviglia, chi propone misure restrittive, chi invoca qualsiasi provvedimento per evitare la fuga dei campioni. Non c’è chi ricorda che il calcio spagnolo e quello italiano, per esempio, da anni si sono già venduti: le Supercoppe nazionali si giocano con disinvoltura a Gedda o Riyhad. E quindi, profezia facilissima, nei giorni della prossima Supercoppa italiana Osimhen sarà sicuramente in Arabia. Se con la maglia del Napoli scudettato, meglio per i tifosi azzurri. Se con quella di qualche squadra “Al-…”, meglio forse per se stesso e per De Laurentiis, perché il trasferimento sarà stato una loro libera scelta.
Con i milioni che gli offrono, Osimhen può arricchire se stesso, tutti i suoi familiari e mezza Nigeria facendo un po’ di investimenti o beneficenza. Perché dovrebbe rifiutare?
Con i milioni che gli offrono, il Napoli potrà comprare nuovi giocatori. Magari altri giovani Osimhen. Perché ADL dovrebbe rifiutare?
L’Arabia - è evidente - si sta comprando il calcio mondiale. Lo sta facendo con un progetto più massiccio rispetto al tentativo americano di cinquanta anni fa e quello cinese più recente. Attraverso il calcio (e con risorse realmente illimitate) il principe Mohammad bin Salman prevede di diffondere un’immagine migliore del proprio Paese. I risvolti geopolitici sono enormi, ovvio. Ma dal punto di vista semplicemente economico, anche se in modo più aggressivo e dittatoriale, ciò che sta facendo l’Arabia Saudita nel calcio è praticamente quello che ha sempre fatto l’Europa nel confronti del Sudamerica. O anche, negli anni ottanta, ciò che faceva l’Italia nei confronti di quasi tutti gli altri paesi europei.
Chi ha più soldi, compra. Chi ne ha meno, vende. E con la stessa logica, si può chiedere/imporre all’Arabia di limitare i propri investimenti? Evidentemente no. Che cosa si può chiedere allora all’Arabia Saudita, per andare al passo con i tempi? Magari che questo festival milionario attorno al pallone porti con sé anche i progressi dei diritti umani e civili, che in Arabia sono ancora calpestati, soprattutto per le donne. Il calcio sfrutti il proprio “potere” per fare del bene e non solo per tornaconti economici o antagonismi di paese. L’Arabia Saudita vuole organizzare il mondiale del 2034? Bene, ma solo a patto che ospiti anche quello femminile. Sarebbe un segnale enorme di civiltà e progresso. Un messaggio, come si dice, “che non ha prezzo”: l’unico nel mondo del calcio. E nel mondo in generale.