Sabatini a CM: '#IostoconCassano, dargli del pagliaccio è diffamazione. Leao eccessivo come il Salvini tifoso'
Non è una goliardata giovanile, né una bischerata social. Mettere la faccia del clown è diffamazione. Leao ha diritto e libertà di ribellarsi alle critiche, di controbattere in campo e fuori, ovvero sui social. E forse ha anche pienamente ragione, perchè sta passando la capriola per cui è il campione che deve giocare da gregario per la squadra, e non viceversa. Parentesi: a questo proposito, almeno oggi, andate a leggere le interviste che Ottavio Bianchi, allenatore di Maradona e del primo scudetto napoletano nel 1987, ha rilasciato a Emanuela Audisio su “La Repubblica” e ad Alberto Cerruti sulla “Gazzetta”. Vi troverete tanta maestria, nonché le istruzioni per l’uso (corretto) del campione. Chiusa parentesi.
Cassano dice di Leao quel che lui stesso, Antonio “pibe de Bari”, si è sentito ripetere ovunque. Da Roma a Madrid, dalla Samp fino alle milanesi: devi essere concreto, devi fare di più. Più che una critica, quella di Cassano alla “Bobo Tv” assomigliava a un esame di coscienza. Quindi Rafa può rispondere come gli pare. Ma non diffamare (e l’Emoji del pagliaccio - meglio ripeterlo - è diffamazione). Altra parentesi: il Milan e tutte le società in generale, dovrebbero dotare i calciatori di un’assistenza social h24. Istruzioni per l’uso (corretto) dei media digitali. Come diceva Silvio Berlusconi, i calciatori sono gli “eroi positivi” dei giovani. Per quel che rappresentano e simboleggiano, dovrebbero essere sempre d’esempio per tutti.
A proposito di esempi, ci sarebbe da discutere su come Matteo Salvini interpreta il ruolo di ministro della Repubblica e uomo delle istituzioni. Ma non è questa la sede, né chi scrive presume di averne competenza. Qui si commenta il Salvini tifoso (con qualche milione di follower) che, sotto il post del Milan sul pari a Dortmund, scrive - testuale “Pobega e Calabria, primo tempo horror………”. Nove punti di sospensione. La lingua italiana ne consiglia tre al massimo, per lasciare un discorso in sospeso e far immaginare chissacchè. Ma a Salvini piace abbondare, come quelli che mettono tre punti esclamativi quando ne basta (e avanza) uno. Ed è davvero talentuosa la disinvoltura con cui il Ministro si muove dialetticamente dalla Calabria alla Sicilia (per il ponte) e poi da Calabria a Pobega (per il Milan).
Leao risponde a Cassano; Pobega e Calabria non rispondono a Salvini. E qui, cari tifosi milanisti, schieratevi pure ma fate attenzione alle contraddizioni. Se Leao ha ragione, anche anche gli altri due avrebbero potuto/dovuto indirizzare un pagliaccetto al mittente della critica. Invece Calabria e Pobega non lo hanno fatto. Bravi. Hanno fatto bene. Perchè sanno che Salvini è abituato a mescolare politica e altri argomenti, tra cui il calcio, unendoli con la maionese del populismo. Ma stavolta Matteo il tifoso, non Salvini il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, si è esibito su una partita nella quale avevano già dibattuto Cassano e Leao. Non proprio una scelta vincente. Perchè Salvini forse ha la stessa testa di Cassano e Leao. Ma di sicuro non i loro piedi.