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    Sabatini a CM: 'Il ciclo della Juve è finito con l'arrivo di Cristiano Ronaldo. Chi dice a Bonucci che non ce la fa più?'

    Sabatini a CM: 'Il ciclo della Juve è finito con l'arrivo di Cristiano Ronaldo. Chi dice a Bonucci che non ce la fa più?'

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    Quando un ciclo finisce, nessuno se ne accorge in tempo. Cioè tempestivamente. Cioè appena in tempo per ristrutturare, rinnovare, ripartire, rimediare. Rivincere. Fateci caso, sono tutti verbi che - quando vinci - vengono declamati senza il “ri” davanti: strutturare (la società), innovare (la squadra), partire (per un traguardo), mediare (in spogliatoio). E vincere (che non c’è bisogno della parolina tra parentesi).



    Quando un ciclo finisce, non se ne accorgono tempestivamente nè il presidente (legato alle medaglie appuntate sul petto), nè l’allenatore (affezionato ai suoi uomini), nè i giocatori stessi (troppo vanitosi per guardarsi le rughe). Così è finito il ciclo della Juventus. Non a Lisbona, l’altra sera. E nemmeno in questa Champions League deludentissima. Questo ciclo - obiettivamente irripetibile e meraviglioso - finisce quando arriva Cristiano Ronaldo ad illuminare la Juventus con gol e fama, sì, ma anche ad affossarla nei conti economici e nello spirito di gruppo. Che si tratti di un allenatore, un campione, un presidente miliardario o un qualsiasi singolo, in qualsiasi sport collettivo l’esclamazione “con lui si vince!” viene puntualmente sconfessata dalla storia e alla fine fa più danni di un terremoto.

    La fine di un ciclo porta con sé anche gli effetti collaterali che stanno usurando la Juventus attuale. Nell’Inter post Triplete, sono stati cacciati in malo modo giocatori (Joao Mario, Telles, Kondogbia, Juan Jesus) e allenatori (Gasperini, Pioli, Spalletti) che ancora adesso fanno la loro figura a livello internazionale. Così nella Juve attuale tutti i giocatori sembrano scarsi e l’allenatore più scarso di tutti. Non è così, ovvio. Ma la gente ha bisogno di sfogarsi scegliendo un capro espiatorio: succede, non solo nel calcio.

    C’è poi la questione-capitano, nella storia che si ripete ciclicamente. Come Zanetti all’Inter, Totti alla Roma, Del Piero alla Juve e tanti altri, arriva un momento in cui il capitano gioca perchè “deve” giocare, perché “chi glielo dice che non ce la fa più?”. Sta accadendo con Bonucci, che a Lisbona non salta sul primo gol del Benfica, non chiude sul terzo e fa un auto-assist sul quarto. E tutto, poi, diventa una conseguenza. Gioco, giocatori, tecnico, società. Sembra che non va più bene nulla. Perfino gli slogan. Alla Juve si vantano del “fino alla fine”. Ma a fine ciclo sarebbe meglio cambiarlo in “ricominciare dall’inizio”.

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