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  • Sabatini a CM: 'Giuntoli, De Laurentiis e quella brutta mania di ostentare. E se ci si mette pure il ministro...'

    Sabatini a CM: 'Giuntoli, De Laurentiis e quella brutta mania di ostentare. E se ci si mette pure il ministro...'

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    Dai super influencer a pagamento a quelli che non gli dai un euro: un mondo in cui ostentano tutti. E si trova perfino Andrea Abodi, ministro dello sport (“ministro con delega alla figuraccia del giorno” cit. Gramellini sul Corsera), che parlando a Radio24 ostenta di non gradire le ostentazioni. Che al limite sarebbe anche un esercizio di serietà, se non fosse che parla di Jankto, il neo-acquisto del Cagliari che qualche mese fa ha dichiarato di essere omosessuale, piazzandosi al primo (e formalmente unico, per ora) posto nella classifica degli “outing” nel calcio. L’ha detto, eh. Semplicemente detto, non ostentato, caro ministro Abodi. Che poi, se anche fosse?



    Torniamo al calcio, prima di inciampare in qualche bisticcio dialettico. Ma prima di tornare al calcio, meglio sfogliare la Treccani, quell’enciclopedia che già a noi boomer sembra un impolverato pezzo d’antiquariato, mentre gli under 30 osservano da lontano con gli occhi spalancati come si fa davanti a qualche dinosauro in qualche museo. Dunque, voce del verbo ostentare: “Mettere intenzionalmente in mostra cose materiali, oppure qualità e sentimenti (anche non reali e non provati), allo scopo di suscitare l’attenzione, l’ammirazione, e spesso l’invidia, degli altri: o. la propria bravura, i proprî meriti; o. lusso, ricchezze; gira per il paese ostentando la sua nuova motocicletta; ostentava al polso una vistosa catena d’oro; o. indifferenza, stupore, disprezzo; o. coraggio, disinvoltura, sicurezza di sé”.

    Tornando come promesso al calcio, nel giorno della presentazione alla Juventus il neo-acquisto più importante del mercato bianconero, Cristiano Giuntoli, ha ostentato il suo vecchio cuore bianconero: “Facevo otto ore di pullman da Prato per andare a tifare Juve, una passione che ho ereditato da mio padre”. Non occorre Google Maps per chiarire che otto ore per Prato-Torino si intendono andata e ritorno. Ma il particolare cronometrico e chilometrico non toglie valore all’ostentazione (rieccoci) del tifo da bambino, nel giorno in cui corona il sogno da adulto: direttore sportivo della Juventus.

    Giuntoli ha fatto bene a dirlo fin dal primo giorno? Ha fatto male? Non è questo il punto, tanto ormai è fatta. Il punto è che sarebbe meglio non trasformare anche le presentazioni dei dirigenti nella recita di quella frase che perfino i giocatori sembrano aver squalificato per troppa ipocrisia: “È la maglia che ho sempre sognato da bambino”.

    A stretto giro di conferenza-stampa, a Giuntoli ha risposto il suo ex datore di lavoro, Aurelio De Laurentiis, chiamando gli applausi della compiacente platea napoletana. “Avessi saputo che Giuntoli era juventino, l’avrei mandato via prima”. Questa frase avrebbe lasciato campo aperto a una domanda che nessuno - quando è calata l’intensità degli applausi - ha proposto al presidente. Se avesse mandato via Giuntoli un anno fa, al Napoli sarebbero arrivati Kvara e Kim, ovvero i due più ostentati colpi del mercato e dello scudetto napoletani?

    Riassumendo: un ministro ostenta contro le ostentazioni e avrebbe fatto più bella figura a non ostentare nulla, esattamente come un direttore sportivo prima e un presidente poi.

    Qui ostentiamo solo una proposta. Che sia calcio o qualcosa di più serio (peraltro raro per l’Italia) proviamo a seguire quel consiglio di un ministro del consiglio: “Prima facciamo, poi parliamo”. Senza ostentazione alcuna: firmato Mario Draghi.

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