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    Sabatini a CM: 'Ecco perché il Var a chiamata non può funzionare. Vadano gli allenatori al monitor'

    Sabatini a CM: 'Ecco perché il Var a chiamata non può funzionare. Vadano gli allenatori al monitor'

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    Il calendario del Var è preciso: partita del sabato con polemiche; discussioni nei talkshow della domenica; “Open Var” al lunedì di Dazn e poi dal martedì spunta qualcuno con una vecchia/nuova soluzione. Il tutto accompagnato dalla rumorosa e (facinorosa) colonna sonora dei social.

    La scorsa settimana s’era fatto avanti addirittura Lorenzo Casini, presidente della Lega Serie A, per proporre il “challengea chiamata dagli allenatori, forse non esattamente consapevole delle problematiche ambientali (immaginate un derby…). Ma la principale difficoltà è oggettiva: come può un allenatore chiamare l’intervento del Var se - di fatto - il Var ha già visto e deciso? Quindi, di fatto, è già “intervenuto”, anche semplicemente con quello che viene definito “silent check”? In pratica: dalla propria posizione a bordo campo, l’allenatore gioca il “jolly” tentando di far credere di aver visto meglio lui sia dell’arbitro in campo che dell’arbitro al Var? È ragionevolmente improbabile. Ed è assolutamente impossibile che gli arbitri possano poi ammettere - tutti assieme - qualsiasi errore visto dalla panchina, a meno che non sia la decisione sul un fallo laterale.

    Ci sarebbe però una soluzione. O almeno un tentativo da sperimentare. Arbitro di campo e varista che, davanti al monitor, chiamano gli allenatori e fanno sentire loro il dialogo, consentendo domande e chiarimenti regolamentari.

    Provate a immaginare. Genoa-Inter, episodio del recente “Open Var”. L’arbitro viene chiamato, anziché lasciato alla baraonda delle proteste in campo. E al monitor di bordo campo si riguardano le immagini, assieme, con l’arbitro al Var, convocando anche gli allenatori con diritto di parola. Inzaghi dice - immaginiamo - “tutto buono”. Gilardino segnala la spinta con due mani di Bisseck sulla schiena di Strootman. L’arbitro di campo si rende conto meglio, il Var anche: così arriva la decisione. E non si tratta di una decisione che sconfessa l’arbitro di campo o il Var, semplicemente perché non è stata ancora presa prima della condivisione con gli allenatori.

    Torna in mente Pierluigi Collina, fuoriclasse, nel famoso Inter-Juve del campionato 1996/97, quando un guardalinee non aveva visto una deviazione di testa fondamentale per un gol in fuorigioco. L'arbitro Collina (ripeto: fuoriclasse) se ne rese conto. E si mise in proprio, nella decisione. Annullò il gol, segnalando il fuorigioco. Ma prima di far ricominciare la partita, si diresse verso la panchina interista per spiegare all’allenatore Roy Hodgson. A fine spiegazione, i due si strinsero la mano. San Siro non applaudì. Ma capì.

    Ecco. Quello era il vero challenge al Var. Anche senza… Var! 

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