Calciomercato.com

  • AC Milan via Getty Images
    Sabatini a CM: 'E' lo stesso Leao, ma è cambiato il suo mondo. Capisce poco le nuove responsabilità e ora sorride meno'

    Sabatini a CM: 'E' lo stesso Leao, ma è cambiato il suo mondo. Capisce poco le nuove responsabilità e ora sorride meno'

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    Rafa Leao è sempre lo stesso. Ma è cambiato il mondo intorno a lui. Non è una contraddizione, né un paradosso, oppure una via di fuga per farlo scappare non più dagli avversari ma dalle responsabilità. È un po’ di tutto assieme. Meglio spiegare.

    Il ragazzone portoghese ha talento e voglia di correre. E “smile”, come un selfie della sua vita: ha ancora il sorriso sulle labbra quando sta per segnare. Se ne accorse Paolo Maldini, guardando un video da dietro porta: “Rafa sorride prima di tirare, è l’immagine della gioia del calcio”, disse tempo fa l’ex dirigente che era presenza importante della quotidianità di Milanello più che in sede. Ma questo è un altro discorso…



    Anche negli anni scorsi Leao si era preso qualche pausa. Aveva sbagliato alcune partita. Un po’ si era autoescluso e un po’ era stato effettivamente dimenticato dal gioco di squadra. Infatti Pioli aveva messo in dubbio la sua titolarità: non una bocciatura tecnica, semmai un messaggio al ragazzo. Al suo orgoglio, senza pregiudizi sui “fuoricampo” più che naturali per i ventenni in quella che negli anni di Maldini (ancora lui!) era la “Milano da bere”, con la settimana della moda che per i calciatori durava tutto l’anno. Invece oggi Milano è comunemente una città internazionale, popolata da tre milioni di telefonini. Da videochiamata attraverso qualsiasi social, anziché numero di casa scritto su un foglietto. Da Google Maps anziché finestrino abbassato per chiedere indicazioni ai passanti. Il ragazzone portoghese non corre il rischio di trovare il vecchietto che esclama: “Uè, guarda el giugadùr del Milan! Ma che ci fa qui?”.

    Leao è un campioncino di nuova generazione. Cerchiamo di inquadrarlo, prima di giudicarlo. Anzi, lo faccia chi sta leggendo qui. Se siete Under 20: è come voi. Per gli under 40: è come sarà vostro figlio tra qualche anno. Per under (e over) 60 è un nipote che sta crescendo. Per tutti: è un giovanotto con un sacco di soldi e di fama, che prima non aveva. E una montagna di responsabilità da scalare. Infatti, fateci caso: Rafa Leao sorride meno adesso, rispetto a un anno fa. Dei soldi se ne rende conto, perché lo stipendio a fine mese gli è stato moltiplicato per quattro. Anche della fama è consapevole, perché è conosciuto sempre e ovunque come una star, malgrado al Mondiale e generalmente in nazionale non abbia brillato. Delle sue responsabilità capisce poco, e nemmeno quando si guarda allo specchio. Perché le responsabilità non le vede allo specchio. Gliele hanno messe sulle spalle, sulla targa: numero 10, caro Rafa. Non è banale. È la maglia che al Milan indossavano Rivera e Gullit, l’olandesone che pure, il giorno della presentazione ufficiale, guardando una foto proprio di Rivera, chiese ingenuo “chi è questo?”.

    Certo, non l’hanno indossata solo Rivera e Gullit, la mitica 10. Ma resta il simbolico e cosiddetto “peso sulle spalle”. Ovvero il peso di un contratto supermilionario e la maglia che significa numero uno della squadra. Leao ne è consapevole? A prima vista, no. Ma sarebbe meglio se fosse davvero così, perché la consapevolezza si migliora. Arriverà con il tempo. Come il destino.

    E proprio il calcio affidato anche (un po’) alla casualità, segnala un paragone di straordinaria attualità. Leao va male perché ha rinnovato il contratto e gioca con più responsabilità? Forse. Giusto, magari. Ma anche Kvara va male. E lui, invece, il contratto non l’ha rinnovato e nemmeno le responsabilità sono superiori a pochi mesi fa. Giocano anche nella stessa zona di campo, sono più o meno coetanei, eppure Leao e Kvara raccontano storie che l’anno scorso sembravano simili. Oggi quasi opposte.

    Altre Notizie