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    Sabatini a CM: 'Buongiorno, il miglior difensore italiano e una bella storia da raccontare'

    Sabatini a CM: 'Buongiorno, il miglior difensore italiano e una bella storia da raccontare'

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    Buongiorno a tutti. E non è un saluto. È una bella storia da raccontare, anche se dipende dai gusti: c’è chi dedica un titolo in prima pagina, chi neanche una riga in tutto il giornale. È semplicemente la storia di Alessandro Buongiorno, capitano del Toro. Per qualche ora “ex capitano”, perchè era stato venduto all’Atalanta, in cambio di Zapata più una quindicina di milioni e il prestito di Soppy. Quando i contratti erano pronti e mancava appena l'annuncio, il ragazzo di Torino ha detto “no”. Per la precisione - da persona educata - “no, grazie”. Perchè chi offre un contratto più ricco va comunque ringraziato.

    La stima dell’Atalanta era ben riposta. In questo momento, Buongiorno è il miglior difensore italiano. Si vedrà anche nelle imminenti convocazioni della nuova Italia di Spalletti, che pure finirà per privilegiare la coppa laziale Casale-Romagnoli, più rodata alla difesa a 4 insegnata da Sarri. Poi, con il tempo, Buongiorno entrerà in corsa, insieme agli altri bravi che giocano a 3 (Bastoni, Scalvini, Gatti).



    Ma la nazionale è cronaca, non storia. Nè bella storia del ragazzo cresciuto nelle giovanili granata, fino ad approdare in prima squadra diventandone titolare e poi simbolo. Capitano. Quello che sente la maglia come una seconda pelle. Quello che va a Superga a commemorare la squadra raccontata da nonni e bisnonni. Quello che ascoltava dai genitori che il Toro, purtroppo, i più forti li ha sempre dovuti vendere. Da Graziani e Castellini in poi, passando per Gigi Lentini e arrivando fino a Bremer appena un anno fa.

    È la storia del Torino e di tutti i suoi presidenti, dal vecchio Pianelli in poi. Tutti uguali: chi non tiene d’occhio i conti, va a gambe all’aria. Per i tifosi non è poesia, seppure in rima: meglio vendere che spendere.

    Finora, in verità, c’era stata anche giustificazione gerarchica a certe operazioni in uscita: la forza della squadra/società acquirente. Trent’anni fa, come si faceva a non acconsentire al Milan di Berlusconi, per Lentini? Più o meno lo stesso ritornello ascoltato per Bremer alla Juve, pochi mesi fa. Stavolta però era diverso, perchè la cessione era all’Atalanta. Con tutto il rispetto per Bergamo e i bergamaschi, l’Atalanta non è - non dovrebbe essere - né squadra né società superiore al Toro. Se lo è, come avviene ormai da dieci anni a questa parte, significa che Percassi ha operato molto bene. E Cairo non altrettanto.

    Ecco, il trasferimento di Buongiorno a Bergamo avrebbe significato anche un’ammissione di inferiorità evidente (anche se non tutti i giornali l’avrebbero “evidenziata”…). Forse non ci hanno pensato il presidente, l’allenatore, i dirigenti e ormai viene qualche dubbio anche per i tifosi. Perchè è evidente che non ci crede più nessuno al vecchio Toro, la squadra Davide contro Golia. Qui si trattava più modestamente di spalleggiare Davide contro una Dea. E c'è riuscito uno: nome e cognome, Alessandro Buongiorno. Molto più che un saluto: Buongiorno a tutti! 

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