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Sabatini a CM: Brozovic in Arabia, passaggio obbligato per le finanze dell'Inter, nonostante Mentana
Funzionava così fino all’altro giorno, poche settimane fa, qualche mese al massimo. Poi sono arrivati i miliardi arabi, quelli che una volta - citazione per boomer - si chiamavano “petrodollari”. In inverno hanno preso Cristiano Ronaldo, in estate stanno facendo la spesa da Benzema in giù. L’Arabia sta ripetendo quello che, seppure con dimensioni finanziarie più ridotte, avevano fatto l’Europa con il Sudamerica cinquanta anni fa, poi la Russia di Abramovich e soci oligarchi da fine anni 90, quindi la Cina che ricordiamo con Lippi ct e Pellè bomber. Europa, Russia, Cina: tutti flussi di denaro ormai chiusi, o almeno ridotti, da un bel pezzo. Adesso ci sono gli arabi. Quindi i paesi mediorientali che noi consideriamo superficialmente tutti uguali, invece è da Maometto che, anche in religione, gli islamici si dividono tra sunniti e sciiti. Ma siccome qui non si fa lezione di tradizioni geopolitiche, meglio la sintesi delle notizie più significative. Per esempio: il Qatar che ha ospitato l’ultimo Mondiale è nemico dell’Arabia che punta alla Coppa del Mondo 2030. In comune non hanno nulla, se non i soldi. Un’infinità. E una parte di questi soldi viene spesa per i calciatori più famosi, con la finalità di avere un campionato stellare per modificare/ripulire l’immagine internazionale. Insomma, c’è qualcosa di più profondo, più oscuro e - probabilmente - anche più pericoloso in questo calciomercato d’Arabia.
In un contesto così complesso di geopolitica rotolante con un pallone, arrivano news solo in apparenza scollegate tra loro. C’è la notizia dell’Inter che sprinta per Frattesi, grazie ai soldi incassati dalla cessione di Brozovic in Arabia. C’è un post su Instagram di Enrico Mentana che (citando perfino De Andrè) invoca la conferma di Brozo, tra i migliori sia in finale Champions sia in Croazia-Spagna di Nations League. Su “la Repubblica” c'è l’approfondimento di uno scoop del prestigioso “New York Times”: grazie a un compenso di 25 milioni annui (!), Leo Messi fa pubblicità sui social al turismo in Arabia Saudita. Con un filo di ironia, si specifica che si tratta dello stesso Messi che alla premiazione con la Coppa del Mondo s’era fatto immortalare indossando quella mantellina simbolo del Qatar. Peraltro, si tratta sempre di Messi che un mese fa saltò un paio di allenamenti con il Psg perchè “aveva un impegno già preso”, appunto in Arabia, e si scopre adesso remunerato a peso d’oro. Infine, lo stesso Messi che comunque andrà a giocare a Miami dove, beato lui, gli daranno ancora centinaia di milioni per ciondolare i suoi dribbling tra spettatori e padroni di varie nazionalità e culture e religioni.
Se non avete capito nulla di quel che avete letto, siete in buona compagnia: anche chi ha scritto fatica a comprendere. Per spiegarlo meglio, ci vorrebbe un giornalista di più ampio spessore politico, internazionale e culturale. Tipo Mentana, per esempio. Solo che il direttore del Tg de La7 nel calcio fa innanzitutto il tifoso. E chiede che Brozovic resti a pilotare la squadra del cuore da instancabile leader di centrocampo, proprio nel giorno in cui il croato sarà “costretto” a stancarsi di contare i soldi in arrivo dall’Arabia, per se stesso e per l’Inter.
Ma alla fine... attenzione! Qui non si sta scrivendo una semplice storia di calciomercato. Qui si sta realizzando tutta un’altra storia: quella dell’Arabia che si compra il consenso mondiale con i gol di Cristiano Ronaldo e Benzema. Poi anche i post di Messi, che su Instagram ci farà vedere che Miami va bene per giocare a pallone, ma volete mettere una bella vacanza nel deserto d'Arabia? E un capitolo sarà riservato ai “passaggi obbligati”, sul campo e in finanza, di Brozovic e dell’Inter.
Con buona pace dei tifosi…