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Sabatini: vietato sbagliare una cessione
Attenzione perché i vecchi marpioni insegnano: si può sbagliare qualche acquisto, però mai una cessione. Proprio sfogliando album e almanacco, invece, si notano carriere di ex giovani scartati o svenduti e poi esplosi altrove. O addirittura ricomprati. E comunque, sempre rimpianti. Il caso internazionale più clamoroso è quello di Pierre Aubameyang, che sta per conquistare la Scarpa d’Oro 2015. Che non significa Pallone d’Oro, quello va a Messi che fa sempre un figurone, ma è comunque un trofeo significativo. E’ il premio che viene assegnato all’attaccante dei campionati europei che ha realizzato più gol nell’anno solare. Pierre Aubameyang ha segnato più di Levandowski e Higuain, Suarez e Cristiano Ronaldo. Sia chiaro: non è un campione come loro. Ma nemmeno un giovanotto da allevare e poi vendere ad appena un milione. Sì, solo un milioncino: tanto (poco) incassò il Milan dal Saint-Etienne appena quattro anni fa, quando Aubameyang di anni ne aveva 22. L’età giusta per tanti sogni e altrettanti gol nel cassetto.
Certo, quello era il Milan di Ibrahimovic. Dove uno tra Pato e Robinho faceva panchina, per intendersi. Ma non basta. Ci vorrebbe la giustificazione firmata dai genitori, per trovare una scusa valida. E la colpa non va mirata sempre e soltanto su Galliani, perché sotto la gestione dell’ottimo Braida anche altri ragazzotti sono stati etichettati “non da Milan”. Salvo poi essere addirittura riacquistati (Matri e Antonelli) oppure quasi regalati (Astori, Darmian e ormai Saponara) o infine visti e rivisti per una quindicina d’anni in Serie A (Maccarone e Gobbi). Nessuno di questi avrebbe giocato nel Milan di Ancelotti, okay. Ma nel Milan di adesso?
Prima di buttare la croce su Galliani e assecondare le mode del momento, alzi la mano chi non ha mai sbagliato. Ecco: tutti giù per terra. Come i bambini con gli occhi sull’album delle figurine. Che serve, appunto, anche per ricordare che certe scelte sono suggerite dal momento. Inutile rimproverare la Juventus per Mirante e De Sanctis: c’era Buffon, avrebbero fatto la muffa in panchina. Semmai per Candreva e anche un po’ Iago Falqué: avrebbero fatto comodo più di certi Elia e Krasic e Martinez. E poi c’è il caso Moretti, quello del Torino che gira anche in orbita azzurra, adesso che è over 30, ma quando era giovanotto non andò a genio né alla Juve né alla Fiorentina. Misteri del calcio.
A proposito di Viola, poco da segnalare se non che a Firenze hanno bocciato in fretta e furia un po’ di terzini (Maggio e D’Ambrosio) e qualche leader operaio (Palombo e Magnanelli). Succede. Come al Toro, che non ha visto gente tipo Pellissier, Asamoah e Federico Marchetti senza intravedere in loro qualcosa di buono. Ed è più o meno quel che è successo alla Lazio con Pinzi e Handanovic (una presenza in biancoceleste nel 2006!).
Figurine, attenzione: anche negli anni in cui l’Inter ha fatto un figurone. Pandev, uno dei tripletisti, era stato svenduto e poi ripreso (seppur in outlet). E se qualche attaccante si può anche giustamente salutare (Pinilla e Longo), ci sono altri che era meglio legare con l’elastico: emblematici Destro e Benassi. Più il caso Bonucci, che dev’essere migliorato davvero tanto se, da interista, non giocava titolare neppure nella Primavera.
Proprio la ex Primavera della Roma sta spargendo gioie a tante squadre. Gode il Sassuolo con Politano e Pellegrini, che forse non saranno fenomeni, ma di sicuro non sono scarsi. Li ha presi il direttore sportivo Giovanni Rossi: uno che parla poco e male, ma lavora tanto e bene. Politano è un piccoletto che forse assomiglia a Simone Pepe (anche lui ex romanista, quasi regalato negli anni d’oro). Pellegrini (1996) è un centrocampista già più forte di Vainqueur. Poi ci sarebbero da sfogliare rimpianti e riflessioni su Skorupski, Paredes e Viviani. Ma lasciamo stare. C’è un’altra bustina da aprire. Un’altra figurina da attaccare. L’importante è non sbagliare.
Sandro Sabatini (giornalista Mediaset – Premium Sport)
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