Ruiu: 'Un potenziale campione all'anno, così Maldini fa grande un Milan che non ha le risorse dei suoi tempi'
Il range del prezzo è più o meno quello, l’età è di poco oltre i 20 anni, le potenzialità sono le stesse. Nei primi tre casi sono esplose, o subito o al massimo dopo un anno e mezzo. Speriamo anche nel caso del belga. La scientificità delle traiettorie di mercato di Maldini si vede anche nell’alternanza dei reparti. Nel 2019 un potenziale campione in attacco, nel 2020 un potenziale campione a centrocampo, nel 2021 un potenziale campione in difesa, nel 2022 un potenziale campione sulla trequarti. Tutti giocatori pagati intorno ai 30 e tutti potenzialmente vendibili a più del doppio nel giro di una-due stagioni.
Ovviamente non sono gli unici colpi eccezionali di questa gestione tecnica. Abbiamo citato questi 4 perché illustrano plasticamente la tipologia di innesto che ogni anno cerca la società e dimostrano la grande coerenza nel portare avanti il progetto. Nonostante le ansie dei tifosi che, chissà perché, pretendevano l’arrivo di De Ketelaere entro metà luglio e non gli bastava entro il 1 agosto. Sacchi diceva che nel suo primo Milan Berlusconi gli aveva comprato tutti i giocatori chiave giunti nel pieno della maturità calcistica che il mister di Fusignano identificava tra i 25 e i 26 anni. Maldini, che di quel Milan era grande protagonista, sa bene che le disponibilità economiche dell’epoca erano molto diverse da quelle attuali e ha calibrato la strategia sulle nuove esigenze abbassando l’età dei prescelti di 4/5 anni. In questo modo il suo obiettivo, finora sempre centrato, è quello di scovare e tesserare non campioni già fatti e finiti, ma giocatori che stanno per diventarlo. Per aiutarli a completare la loro crescita li inserisce in una squadra sana, organizzata, con senso di appartenenza, spirito di gruppo e cultura del lavoro. Semplice a dirsi, difficilissimo a farsi.
Per ragioni professionali, era da tanti anni che non cercavo gli “scoop” di mercato seguendo dirigenti e calciatori. So che cosa significa farlo di lavoro tutti i giorni e voglio davvero elogiare i ragazzi (o i meno ragazzi) che con passione e sacrificio lo fanno a tutte le ore tutti i giorni. Quello significa essere giornalisti, anche se qualche dritta non va a buon fine e qualche colpo salta. A differenza loro, io l’altro giorno a Lugano sono stato solo fortunato, ma è stato stupendo riprovare quell’emozione dopo tanti anni. Maldini non si aspettava di trovare nessuno e quando mi ha visto mi avrebbe voluto simpaticamente fulminare, giustamente aveva paura che anche un piccolo dettaglio come quelle immagini nella hall dell’hotel luganese potesse complicare la trattativa. Ma quando si è voltato con un mezzo sorriso per dirmi “mi conosci da tanti anni”, della serie “muchela che non ti dico niente”, ho avuto la netta sensazione che fosse soddisfatto per aver portato al Milan un potenziale grande campione. Chiosa personale ma a cui tengo tantissimo. L’altro giorno a Lugano ero da solo col mio cellulare a riprendere Maldini e ho pensato a tanti anni passati a inseguire giocatori, allenatori e dirigenti in tutta Europa per strappare loro mezza parola. Una vita in macchina e sul marciapiede, stupenda. Che solo chi ha provato può apprezzare. Ho iniziato a 20 anni, la prima volta fu all’aeroporto di Linate ad accogliere i giocatori del Milan di Zac al ritorno da Udine, nell’anno dello scudetto. Ero teso ed emozionato. Quel giorno c’era Ivan Guerreschi, un videomaker straordinario, una persona ancora più straordinaria. Mi disse: “Non preoccuparti, ci sono io”. Abbiamo passato 15 anni insieme su quella macchina e su quel marciapiede. A ridere e lavorare. Grazie di tutto Guerriero.