Ruiu: 'Punto guadagnato, ma il Milan non sarà più in vetta. Infortuni e rosa inadatta per l'Europa. Resiste solo Ibra, ma non è eterno...'
Anzi, l’aver evitato la terza sconfitta in campionato in extremis dimostra ancora una volta la voglia di lottare e restare attaccati all’obiettivo scudetto. Per questa squadra non deve essere considerato anomalo il sorpasso dell’Inter e l’aggancio del Napoli, bisogna invece ritenere un miracolo vederla ancora lì, incollata al vertice della classifica a 180 minuti dalla sosta natalizia.
Per la prima volta, dopo la trasferta di Udine, Pioli tornerà ad avere una settimana “piena” per preparare la prossima gara di campionato, tra l’altro proprio contro il Napoli. E si spera che l’infermeria di Milanello cominci a registrare novità in uscita invece che in entrata. Cosa che, apriamo parentesi, non accadrà sul mercato di gennaio, come ha ribadito Paolo Maldini nel prepartita, lasciando uno spiraglio aperto solo a eventuali occasioni particolarmente vantaggiose dal punto di vista economico.
Ma torniamo alla partita di Udine, dove Pioli ha deciso di schierare quelle che sono di fatto le due riserve di centrocampo, Bennacer e Bakayoko. I due hanno offerto una pessima prestazione, culminata con l’azione del vantaggio di Beto, totalmente regalato dai due centrali. Di sicuro la scelta non si è rivelata lungimirante tant’è che Pioli dopo 45 minuti ha corretto il tiro. Non voglio difendere il mister rossonero, ma vorrei giustificarlo: con una rosa così crivellata dagli infortuni e con le scelte praticamente obbligate in tutti i reparti del campo, l’unico in cui poteva fare un po’ di turnover dopo la sfida contro il Liverpool era appunto il centrocampo. Era giusto provarci. È andata male, anche perchè Bennacer e Bakayoko erano affiancati da due come Saelemakers e Krunic, che sono cresciuti molto negli ultimi tempi, ma restano due giocatori “normali” che non possono reggere mentalmente un filotto di partite così.
I due davvero deludenti della serata friulana sono stati Theo Hernandez infilatosi in un’inspiegabile involuzione tecnica e soprattutto Brahim Diaz. Dopo l’entusiasmo delle prime partite stagionali, ci stiamo ricordando il motivo per cui l’anno scorso, ad eccezione delle ultime 5 partite, Pioli gli faceva fare la riserva di Calhanoglu.
Chiusura d’obbligo su Ibrahimovic: è vero che corre meno di tutti gli altri, ma lui è l’unico giocatore di caratura internazionale che riesce a farsi scivolare addosso le scorie del martedì di coppa. Di energie nervose ne ha da vendere, a differenza dei compagni. Ed è per questo che, pur servito poco e male, riesce nel primo tempo a dare un assist al bacio a Diaz e nella ripresa a sfiorare il pareggio con un’inzuccata in torsione per poi trovarlo a tempo scaduto con un’acrobazia delle sue. Incredibile come a 40 anni, dopo 90 minuti giocati contro il Liverpool, sia stato ancora una volta il più lucido di tutti a trovare il gol del pareggio. Questa è la dimostrazione del fatto che la stragrande maggioranza dei giocatori di questa rosa non è ancora pronta a competere su due fronti a questi livelli. Le 6 partite di Champions sono servite a far crescere ulteriormente il gruppo, ma di strada ce n’è ancora tanta da fare. E Ibra, purtroppo, non è eterno.