Ruiu: 'Milan meno dotato della Juve, ma la testa è di un'altra categoria. La mentalità è da scudetto'
Il pareggio in casa della Juventus vale molto più del punto in classifica conquistato dalla squadra di Pioli. Infatti dopo la battaglia di Anfield e con la rosa giá falcidiata dagli infortuni, il Milan si presentava allo Stadium con tutti gli sfavori del pronostico. Come se non bastassero i forfait della vigilia e la presenza di giocatori non in perfette condizioni (come Maignan), la serata di Romagnoli e compagni comincia nel modo peggiore, con un ingiustificabile contropiede su palla persa da calcio d’angolo al limite dell’area bianconera dal quale scaturisce il gol di Morata. L’errore tattico è imperdonabile e non ha giustificazioni. La macchia è di Theo Hernandez, ma la sensazione è che gli automatismi di squadra, soprattutto nelle transizioni difensive, non siano ancora rodati e affidabili quando Pioli schiera la difesa a tre. Si ha come l'impressione che la squadra non sia a suo agio.
Non sfigurano tanto i centrali quanto gli esterni, sia Theo sia Saelemakers. Non a caso quando si ferma Kjaer, un altro che non era al top della condizione, il tecnico rossonero riporta la squadra con lo schieramento a 4 e la partita cambia. L’uscita di scena di un leader tecnico come Kjaer, paradossalmente, costringe Pioli a ritornare alla linea a 4 e cambia l’inerzia della partita. In positivo e non in negativo. Invece di pagare la stanchezza di Liverpool, il Milan cresce fisicamente e come gioco, mentre la Juve, ancora una volta, cede di testa e non riesce a chiudere la partita. Il pareggio di Rebic, maturo e continuo nel ruolo che meno gli è congeniale, cioè quello di centravanti, non è casuale. Tecnicamente i rossoneri saranno anche meno dotati della Juventus, ma di testa la squadra di Pioli è di un’altra categoria.
Per l’appunto, il Milan è una squadra, quella di Allegri non ancora. Non a caso nel finale di partita, nonostante la qualità dei cambi della Juve sia stata superiore, è stato il Milan a rischiare seriamente di vincere. Il rammarico esposto da Leao nelle dichiarazioni del dopo gara per la mancata vittoria la dice lunga sia sulla maturazione intellettuale del portoghese, sia sulla voglia di vincere del gruppo. Il pareggio di Torino certifica il fatto che il Milan abbia sicuramente la mentalità della squadra pronta a lottare per il titolo. La sensazione è che purtroppo, anche quest’anno, la rosa non sia numericamente e atleticamente attrezzata per reggere il doppio impegno nazionale e internazionale sull’arco di tutta la stagione.
Il fatto che dopo 5 gare ufficiali il numero di infortunati sia già così ingente desta qualche preoccupazione. A Pioli bisogna riconoscere ancora una volta che nelle situazioni di grande emergenza, come accaduto a Torino, riesce a non drammatizzare i problemi e a tirare fuori il meglio dalla sua squadra. Se questo mood dura per tutto l’anno il Milan può davvero ripetere l’impresa della scorsa stagione, cioè arrivare tra le prime 4.
Non sfigurano tanto i centrali quanto gli esterni, sia Theo sia Saelemakers. Non a caso quando si ferma Kjaer, un altro che non era al top della condizione, il tecnico rossonero riporta la squadra con lo schieramento a 4 e la partita cambia. L’uscita di scena di un leader tecnico come Kjaer, paradossalmente, costringe Pioli a ritornare alla linea a 4 e cambia l’inerzia della partita. In positivo e non in negativo. Invece di pagare la stanchezza di Liverpool, il Milan cresce fisicamente e come gioco, mentre la Juve, ancora una volta, cede di testa e non riesce a chiudere la partita. Il pareggio di Rebic, maturo e continuo nel ruolo che meno gli è congeniale, cioè quello di centravanti, non è casuale. Tecnicamente i rossoneri saranno anche meno dotati della Juventus, ma di testa la squadra di Pioli è di un’altra categoria.
Per l’appunto, il Milan è una squadra, quella di Allegri non ancora. Non a caso nel finale di partita, nonostante la qualità dei cambi della Juve sia stata superiore, è stato il Milan a rischiare seriamente di vincere. Il rammarico esposto da Leao nelle dichiarazioni del dopo gara per la mancata vittoria la dice lunga sia sulla maturazione intellettuale del portoghese, sia sulla voglia di vincere del gruppo. Il pareggio di Torino certifica il fatto che il Milan abbia sicuramente la mentalità della squadra pronta a lottare per il titolo. La sensazione è che purtroppo, anche quest’anno, la rosa non sia numericamente e atleticamente attrezzata per reggere il doppio impegno nazionale e internazionale sull’arco di tutta la stagione.
Il fatto che dopo 5 gare ufficiali il numero di infortunati sia già così ingente desta qualche preoccupazione. A Pioli bisogna riconoscere ancora una volta che nelle situazioni di grande emergenza, come accaduto a Torino, riesce a non drammatizzare i problemi e a tirare fuori il meglio dalla sua squadra. Se questo mood dura per tutto l’anno il Milan può davvero ripetere l’impresa della scorsa stagione, cioè arrivare tra le prime 4.