Ruiu: 'Le esagerazioni su Leao e l'inutile contrapposizione tra Maignan e Donnarumma, questo è il risultato. Milan montato, è colpa anche di Pioli'
Sarebbe riduttivo, fuorviante e intellettualmente disonesto da parte mia gettare sulle spalle di Maignan la responsabilità dei due punti sciaguratamente persi in casa dell’ultima in classifica. Pioli ha avuto una settimana intera per preparare tatticamente e fisicamente la partita di Salerno, adesso l’infermeria è quasi vuota e dopo 7 minuti il Milan era già in vantaggio grazie a uno stupendo taglio di Theo Hernandez per Messias. La strada verso la fuga “asteriscata” era spianatissima ed è proprio qui che il Milan si è impantanato.
Al punto da beccare il gol del pareggio su un contropiede solitario che partiva da un errore di Leao a 100 metri di distanza: un’autentica follia tattica e concettuale. Se una squadra becca un gol cosí significa che non è minimamente “mentalizzata” sulla partita e per vincere i campionati non si possono prendere sotto gamba gli avversari. Soprattutto se non si ha una squadra di campioni, ma semplicemente di buoni giocatori. L’atteggiamento mentale a causa del quale il Milan ha perso i punti contro la Salernitana mi ha ricordato la partita casalinga contro il Sassuolo. In quel caso i rossoneri rientravano tronfi dall’impresa di Madrid, erano andati subito in vantaggio ed erano convinti che la pratica fosse già chiusa. Prima di subire la rimonta degli emiliani.
Ecco, all’Arechi è successa una cosa simile, con l’aggravante che dal punto di vista tecnico l’avversario era nettamente inferiore. La partitaccia da “testa montata” ha coinvolto tutti. A partire da Pioli che non ha capito che nella ripresa sarebbe servita la sciabola di Kessié e non più il fioretto di Diaz sulla trequarti. Senza contare questa mania dilagante di sostituire prematuramente il giocatore ammonito (Bennacer) che oltretutto, essendo diffidato, avrebbe comunque saltato la partita successiva. Non parliamo di Leao, a cui gli accostamenti con i fenomeni del presente e del passato non hanno certo giovato, dato che è tornato a giocare con quell’insopportabile superficialità che ne aveva contraddistinto le giornate peggiori dei suoi primi due anni italiani. Purtroppo la serataccia ha travolto anche uno dei migliori in assoluto come Tomori, che in occasione del raddoppio campano si è fatto aggirare in maniera imbelle da Djuric.
E infine veniamo a Maignan, sul quale, a parte stasera, certo non si possono muovere critiche. Ha sostituito alla grande Donnarumma e ha disputato finora un’eccellente stagione ponendo le basi per diventare un grande portiere del presente e del futuro rossonero. Purtroppo però su di lui, la critica e i tifosi non hanno mai dato un giudizio sereno e obiettivo. Maignan doveva e deve essere considerato bravo per quello che fa o non fa in campo, non in contrapposizione a chi lo ha preceduto. E invece l’ambiente milanista, stampa compiacente in primis, ha sempre esaltato oltremodo le prestazioni di Maignan solo ed esclusivamente per delegittimare Donnarumma. L’apice è arrivato settimana scorsa quando, dopo una prestazione da S.V. in pagella contro la Sampdoria, è stato glorificato per l’”assist” a Leao. “Lui sí che è forte con i piedi, guarda che assist che ha fatto, mica come quell’altro…”. Oh ragazzi, ha fatto un rinvio! Ripeto: un rinvio. E Leao si è inventato il gol. Eppure no, per contrapporsi a Donnarumma tutto quello che fa Maignan è meraviglioso, incedibile, stratosferico.
Ecco, a furia di esaltarlo in questo modo, il buon Mike è incappato in una giornata da tregenda in cui ha commesso un errore clamoroso sull’uscita a farfalle che ha generato il pareggio di Bonazzoli. E la cosa peggiore è che, dopo quell’errore, non si è più ripreso psicologicamente e ne ha commessi molti altri. E come lui tutta la squadra. Al punto da lasciare due punti in casa dell’ultima in classifica. Due punti pesantissimi. Che speriamo servano di lezione a tutti, anche ai tifosi. Che sarebbe bene tornassero a pensare al bene del Milan evitando per esempio di continuare a fischiare Kessiè e applaudendo Maignan o Diaz per le belle cose che fanno non per schernire chi giocava prima al posto loro. Perché questo non serve a nulla, tanto meno a provare a vincere lo scudetto.
Al punto da beccare il gol del pareggio su un contropiede solitario che partiva da un errore di Leao a 100 metri di distanza: un’autentica follia tattica e concettuale. Se una squadra becca un gol cosí significa che non è minimamente “mentalizzata” sulla partita e per vincere i campionati non si possono prendere sotto gamba gli avversari. Soprattutto se non si ha una squadra di campioni, ma semplicemente di buoni giocatori. L’atteggiamento mentale a causa del quale il Milan ha perso i punti contro la Salernitana mi ha ricordato la partita casalinga contro il Sassuolo. In quel caso i rossoneri rientravano tronfi dall’impresa di Madrid, erano andati subito in vantaggio ed erano convinti che la pratica fosse già chiusa. Prima di subire la rimonta degli emiliani.
Ecco, all’Arechi è successa una cosa simile, con l’aggravante che dal punto di vista tecnico l’avversario era nettamente inferiore. La partitaccia da “testa montata” ha coinvolto tutti. A partire da Pioli che non ha capito che nella ripresa sarebbe servita la sciabola di Kessié e non più il fioretto di Diaz sulla trequarti. Senza contare questa mania dilagante di sostituire prematuramente il giocatore ammonito (Bennacer) che oltretutto, essendo diffidato, avrebbe comunque saltato la partita successiva. Non parliamo di Leao, a cui gli accostamenti con i fenomeni del presente e del passato non hanno certo giovato, dato che è tornato a giocare con quell’insopportabile superficialità che ne aveva contraddistinto le giornate peggiori dei suoi primi due anni italiani. Purtroppo la serataccia ha travolto anche uno dei migliori in assoluto come Tomori, che in occasione del raddoppio campano si è fatto aggirare in maniera imbelle da Djuric.
E infine veniamo a Maignan, sul quale, a parte stasera, certo non si possono muovere critiche. Ha sostituito alla grande Donnarumma e ha disputato finora un’eccellente stagione ponendo le basi per diventare un grande portiere del presente e del futuro rossonero. Purtroppo però su di lui, la critica e i tifosi non hanno mai dato un giudizio sereno e obiettivo. Maignan doveva e deve essere considerato bravo per quello che fa o non fa in campo, non in contrapposizione a chi lo ha preceduto. E invece l’ambiente milanista, stampa compiacente in primis, ha sempre esaltato oltremodo le prestazioni di Maignan solo ed esclusivamente per delegittimare Donnarumma. L’apice è arrivato settimana scorsa quando, dopo una prestazione da S.V. in pagella contro la Sampdoria, è stato glorificato per l’”assist” a Leao. “Lui sí che è forte con i piedi, guarda che assist che ha fatto, mica come quell’altro…”. Oh ragazzi, ha fatto un rinvio! Ripeto: un rinvio. E Leao si è inventato il gol. Eppure no, per contrapporsi a Donnarumma tutto quello che fa Maignan è meraviglioso, incedibile, stratosferico.
Ecco, a furia di esaltarlo in questo modo, il buon Mike è incappato in una giornata da tregenda in cui ha commesso un errore clamoroso sull’uscita a farfalle che ha generato il pareggio di Bonazzoli. E la cosa peggiore è che, dopo quell’errore, non si è più ripreso psicologicamente e ne ha commessi molti altri. E come lui tutta la squadra. Al punto da lasciare due punti in casa dell’ultima in classifica. Due punti pesantissimi. Che speriamo servano di lezione a tutti, anche ai tifosi. Che sarebbe bene tornassero a pensare al bene del Milan evitando per esempio di continuare a fischiare Kessiè e applaudendo Maignan o Diaz per le belle cose che fanno non per schernire chi giocava prima al posto loro. Perché questo non serve a nulla, tanto meno a provare a vincere lo scudetto.