Ruiu: 'Il Milan non ha la forza di 'ammazzare' il campionato. Troppe assenze, Pioli sta facendo un miracolo'
L’ERRORE DI TATARUSANU - Partiamo dalla più importante, cioè quella del portiere titolare. Il forfait di Maignan e la conseguente titolarità di Tatarusanu inquietava non poco i milanisti e invece fino a Firenze il rumeno era stato impeccabile, anzi addirittura superlativo in occasione del rigore parato nel derby. Purtroppo, però appena i tifosi hanno iniziato a sentirsi tranquilli e lui, forse, a rilassarsi, è arrivato il primo gravissimo errore che ha dato il via al Festival fiorentino della gaffe difensiva. L’uscita che ha regalato il vantaggio alla Viola nel corso di un primo tempo ottimamente giocato dal Milan ha inevitabilmente segnato la partita. Dopo la papera sul primo gol, complice anche la scelta inspiegabile da parte di Gabbia di non rinviare quel pallone, Tatarusanu non si è più ripreso e ne ha incassati altri 3. Su nessuno degli altri è stato particolarmente colpevole, ma la sensazione diffusa era che bastasse tirare.
MEGLIO KESSIE DI TONALI - Alla fine dei conti la Fiorentina ha fatto 4 gol con 3 in porta, mentre il Milan ha dovuto fare i conti con i numerosissimi interventi di Terraciano. Detto questo, sarebbe sbagliato addossare tutta la colpa al portiere nel corso di una serata stortissima per tutta la difesa rossonera. Del resto, quando in un reparto mancano 4 titolari su 5 e manca anche la prima riserva di lusso (Romagnoli) è difficile limitare i danni. È stato comunque un vero peccato perché dopo il vantaggio viola, il Milan ha costruito tantissime occasioni, soprattutto grazie alle scorribande di un Leao in forma strepitosa. Ma proprio quando sembrava nell’aria il pareggio rossonero è arrivata la doccia ghiacciata del raddoppio di Saponara, giusto allo scadere del primo tempo. A causa di un grave errore di Tonali. Non eccelsa la sua prova, decisamente una tacca sotto quella di Kessié, premiato da Pioli con la fascia di capitano. Nella ripresa non si è visto lo stesso Milan dei primi 45 minuti.
IBRA E VLAHOVIC, DUE FENOMENI - Tra i nuovi innesti il più vivace è stato sicuramente il rientrante Messias. Nella ripresa abbiamo assistito ai numerosissimi errori delle due difese, ma soprattutto al confronto generazionale di due centravanti eccezionali. Uno non smette mai di stupire e a 40 anni suonatissimi è l’unico a credere nella rimonta anche quando il Milan è sotto 3 a 0. Segna due gol e provoca addirittura il terzo. La sua voglia di vincere è quella che consente alla squadra di non sfigurare anche nelle seratacce come questa. E se la squadra manterrà il suo spirito potrà tornare a lottare da domenica prossima per quel sogno chiamato scudetto. L’altro ha i colpi, la classe e la personalità per ripercorrere la carriera del primo. In questo scorcio di stagione ha dimostrato che i gol dello scorso anno non erano solo un’illusione e che, anzi, è destinato a diventare uno dei centravanti più forti della nuova generazione. Uno che è già adesso un grande uomo mercato ma che rischia, se va avanti così, di non essere già più appetibile per i club italiani. A meno che non sia già stato ceduto da Commisso alla Juve, come si dice. Il Vlahovic visto contro Ibra è già pronto per il salto in una grandissima squadra a livello europeo.