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Ronaldo ha abbandonato la Juve nel momento del bisogno
SLIDING DOORS – Non è un infortunio, ma un dolore reale. Con relativo riposo precauzionale. Questo è un fatto, nessuno dentro o fuori casa Juve pensa a qualcosa di diverso. Però ci sono momenti e momenti in una stagione. Questo era il momento in cui Ronaldo sarebbe dovuto stare vicino alla squadra. Partendo per Bergamo, mettendosi a disposizione anche senza forzare. Sedendosi in panchina ed entrando in campo se necessario magari per 15 minuti, magari no se non fosse necessario. E invece Ronaldo ha dimostrato una volta di più di pensare prima ai propri obiettivi e poi a quelli di squadra, come se nella sua testa in questo momento ci fosse sostanzialmente l'Europeo da preparare al meglio e non la qualificazione Champions da conquistare in ogni modo: quello è un problema della Juve, anche per potersi permettere in futuro ancora lo stesso CR7.
LUI PUO' – D'altronde Ronaldo è una cosa, tutti gli altri sono un'altra. Ci sono leggi interne completamente diverse. E la Juve ha deciso di poter accettare la legge di Ronaldo, per continuare a imporre agli altri la propria. Solo che quando le cose vanno male, poi rischiano di andare peggio. Parlando del suo ingaggio, in una fase che vede il club programmare un austherity piuttosto delicata, è stato Paratici a spiegarlo chiaramente: “Dobbiamo essere tutti molto responsabili in ciò che faremo e che abbiamo già iniziato a fare. Ronaldo non è solo uno sportivo, è un personaggio di più alto livello, a tutto tondo, il suo salario comprende tante cose che vanno al di là di quello che porta sul campo, ma ciò che rappresenta per un club che lo tessera, per milioni e milioni di tifosi. Ci sono ricerche che dicono che è la persona più conosciuta al mondo. Persone come lui li chiamo personaggi planetari, che vanno al di fuori di una logica di calcio e sport”. Ronaldo è più grande di tutti, anche della Juve. E a Bergamo ne ha pagato le conseguenze.