Romamania: una Coppa, un pezzo di storia
‘Vincete o scappate’. Il messaggio forte e chiaro arriva dai tifosi della Roma seduti in curva Nord, su quei seggiolini che domenica prossima saranno occupati dai ‘laziali’. Al momento dell’esposizione tutto lo stadio ha applaudito convintamente per diversi minuti. Le parole sono forti, eccessive, forse oltre i confini della minaccia e ciò dovrebbe far riflettere tutti circa il livello di stress procurato dal calcio in chi lo guarda.
Tralasciando il retrogusto della violenza, rimane un senso di repressione in chi ha scritto quello striscione e in chi l'ha approvato. Chi sbaglia, in sostanza, deve pagare, il tempo del perdono è finito. I dirigenti e la società in questi due anni hanno parlato di obiettivi quali scudetto, Champions League, alzando troppo il tiro. La realtà, infatti, è ben diversa, costituita da un settimo e un sesto posto. La finale di Coppa Italia rappresenta per la Roma l’unico modo di ritornare in Europa, mentre fallire sarebbe una brutta batosta per chi ci ha messo la faccia.
Finisse male, la piazza vorrebbe un 'repulisti' generale. Via dirigenza, allenatore, giocatori, magazzinieri, se potessero pure la società, ma sanno che è impossibile. Nell'amichevole travestita da partita di campionato contro il Napoli, la Roma ha dimostrato ancora una volta di essere in grado di accelerare quando gioca senza pressioni (forse quelle nove vittorie su nove in precampionato non sono state un caso). Il problema di fondo è dunque la personalità e non lo scopriamo di certo noi: il prossimo allenatore dovrà essere capace ad infonderla.
L'eventuale vittoria in Coppa Italia potrebbe rappresentare quel trampolino per ritornare agli antichi fasti di una dozzina di anni fa. Un successo permetterebbe alla Roma di giocarsi un’altra finale in agosto con la Juventus, disputare l’Europa League e farsi bella di fronte agli obiettivi per il mercato. Domenica, insomma, passa un pezzo di storia. Da vivere e da possedere.