Romamania:| Sì, era meglio solo Pastore
Dispersiva, lunga, a tratti noiosa. La conferenza stampa di Franco Baldini ha aggiunto poco rispetto già a quanto si sapesse circa la situazione attuale del club. Il dg ha confermato il suo impegno a Trigoria e ha ribadito l'obiettivo della squadra ad entrare nella prossima Champions League: 'I ragazzi devono crederci di più'. Il discorso del direttore generale verso i giocatori è stato teso allo sprono, a motivarli nel preparare la partita a testa alta e non già da battuti, come è accaduto contro la Juventus: tuttavia l'anno scorso questo tipo di colloqui ha faticato ad ottenere i risultati sperati. Magari si registrava un abbozzo di reazione all'Olimpico per poi cadere nelle stesse lacune la giornata successiva in esterna.
Evidentemente il richiamo alla personalità e alla professionalità è insufficiente per sperare di vivere un campionato ai vertici. Il club ha speso oltre 90 milioni in due anni nella campagna acquisti, ingaggiando una ventina di giocatori. Tante scommesse, ragazzi provenienti da altri tornei, da altri mondi: 'Potevo rifondare la squadra andando a coprire le lacune in più reparti o comprare, per 40 milioni, soltanto Pastore' disse il ds Sabatini in una delle sue prime conferenze stampa dell'era Luis Enrique. A distanza di un anno, l'interrogativo si pone di nuovo: probabilmente sarebbe stato preferibile inserire nella rosa dell'epoca uno-due giocatori sì giovani ma già pronti, con esperienza maturata in serie A, piuttosto che comprarne dieci all'anno di livello incerto e terminare la stagione in passivo, a causa della mancata qualificazione nelle coppe.
Un materiale grezzo che fatica ancora ad amalgamarsi. Troppa la voglia e la frenesia di sganciarsi dal passato. La vecchia amministrazione era ad un passo dal fallimento, ma era stata in grado di costruire una rosa in grado di sfiorare lo scudetto. Sarebbe bastata una maggiore oculatezza nel numero, nella qualità delle entrate (Vucinic e Menez andavano ceduti, su questo non ci sono dubbi) e sulla scelta degli allenatori, troppo idealisti, con la testa tra le nuvole: peccato che il campo, il loro luogo di lavoro, si trovi al contrario sotto la loro suola delle scarpe.