Ripercorriamo l'ultimo nastro: la Roma si sta giocando con il Milan buona parte delle possibilità di entrare in Champions League. Mancano dieci minuti alla fine, la partita è bloccata sullo 0-0. Si fa male Rosi. Occorre uno abile nel dribbling ed abile a creare superiorità numerica: pensi a Menez, ma in campo ci va Caprari. O meglio: pensi a Menez, in quanto... Menez. Lo idealizzi nella veste di genio in una raffigurazione dotata di scatti e dribbling ubriacanti.

La mente va ad alcuni match giocati a San Siro, alle partite in casa contro Udinese, Bayern Monaco e Cagliari, poi bruscamente la pellicola s'interrompe. Riapri gli occhi e capisci: la visione di questi ricordi episodici stava offuscando una realtà ben diversa lunga tre anni; un mosaico di partite irritanti, musi lunghi ed incomprensioni prima con Spalletti, poi con Ranieri e quindi con Montella. Tre su tre.

A quel punto anche l'ingresso di Caprari in Roma-Milan ha una sua logica. E' un insegnamento di vita. Menez ha 24 anni, ha già avuto l'occasione di imporsi in giallorosso: non l'ha sfruttata, allora è meglio che se ne vada e lasci il posto a nuove leve. Se nati nel vivaio romanista ancora meglio.