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Romamania: senza gioco e senza il carattere di Mou. Quanti problemi in attacco, Zaniolo gioca a tennis
Però è vero che i conti non tornano, anche se poi la classifica non racconta cose brutte. E' vero che la fortuna non stia arridendo al portoghese, per niente, se prima si è fatto male(issimo) Gini Wijnaldum e poi, ora, Paulo Dybala. E, già, se va bene proverà a giocare il derby. Se va male, rischia il Mondiale. Mou ha perso i due giocatori su cui aveva intenzione di costruire il salto in avanti, questo è ovvio. Il risultato è che a centrocampo manca un giocatore insostituibile per caratteristiche tecniche e fisiche. E ora in attacco manca l'unico giocatore che riusciva a buttarla dentro.
La Roma, là davanti avrebbe dovuto spaccare il mondo e invece il Gallo ha ancora bisogno di tempo, Tammy è finito in un cono d'ombra che levati, per Nic Zaniolo stravediamo ma è ora che capisca che lui non gioca il singolare maschile al Roland Garros. Andare dritto palla al piede ignorando la squadra, quanto sta pagando caro ragazzo? Poco, direi.
Eppoi c'è El Shaarawy, appena rientrato però e c'è Pellegrini che prosegue nel suo evidente periodo di grigiore. In tutto questo, la Roma è brutta, noiosa, lenta, prevedibile. C'è chi dice che gli esterni non sappiano più bucare come prima, chi se la prende con i centrocampisti lenti e chi con la vena degli attaccanti. Gli strenui difensori di Mou, la maggioranza in effetti, allargano le braccia e sentenziano: «Vabbe ma Mou è questo, non ti devi aspettare mica il bel gioco». No e francamente me ne frego, come già detto mille volte, del bel gioco. Ricordo la Roma di Ottavio Bianchi, che bella non era ma aveva una solidità e degli attributi caratteriali che le ta facevano sembrare bella. Ecco, la Roma attuale non mi dà la sensazione di essere una squadra organizzata.
Segna su calcio d'angolo, calcio piazzato, su rigore. Lo fa con i difensori, spesso. Insomma, non si chiede a Mou di essere un esteta, ma di fare in modo che la squadra sia il suo specchio, in campo. E invece la fragilità è sempre lì, latente. Forse tutto questo è figlio del mal di gol. Anche perchè schierando tutti assieme, quando li ha avuti, Zaniolo, Pellegrini, Dybala e Tammy, il segnale dato alla squadra sul calcio maggiormente d'assalto e offensivo era parso chiaro. Il punto è che la squadra si è invece avvitata su se stessa e sulla propria desertificazione in zona gol. Ecco, forse è questo. Ma è colpa di chi attacca o del gioco che non c'è?