Romamania:| Centodieci milioni buttati
Due anni persi. Centodieci milioni buttati al vento e hanno anche il coraggio di dire 'aspettate'. Il tempo è scaduto. Era scaduto già al termine del fallimento del progetto Luis Enrique. Da avventati ingaggiare un altro allenatore filosofo. Uno che conosce soltanto un modulo (e pure male), e non si è mai preso la briga di adattarsi alle esigenze dei calciatori. Da par suo Zeman se ne vanta pure, infischiandosene di mostrare a tutti la propria mediocrità, e (stra)vedendo sputi e gol in fuorigioco. Lo salva soltanto il figlioccio Totti, che allo stesso tempo sbotta contro la società: basta con le utopie, bisogna andare sul concreto.
Secondo il capitano la colpa è dei suoi colleghi, per chi scrive invece di chi li ha presi e di chi li allena. E pensare che la Roma a Trigoria aveva alle dipendenze due allenatori che ora stanno facendo le fortune di Fiorentina e Inter. Nel 2010 Montella dirigeva i Giovanissimi Nazionali e Stramaccioni gli Allievi. Fu Pradè a lanciare Montella in prima squadra dopo le dimissioni di Ranieri: la sua ultima decisione da dirigente giallorosso, la prima da quello viola, è stata quella di riprenderselo. L’Aeroplanino a Trigoria veniva accusato dai suoi detrattori di essere troppo ‘amico’ dei calciatori. Nella Fiorentina ha ritrovato Aquilani e Pizarro: il cileno lo chiama ‘Vincenzo’, eppure ciò non influisce netivamente sui risultati. Anzi.
Stramaccioni probabilmente è ancora più bravo di Top Gun. Nella Roma era chiuso da Alberto De Rossi nella Primavera, e non è stato preso mai in considerazione come possibile allenatore della prima squadra. Eppure a 36 anni ha capito ciò che il boemo rifiuta di comprendere a 65. Il concetto di duttilità mentale. Quando l'allenatore dell'Inter ha visto la squadra rigettare la difesa a quattro, ha cambiato modulo. Dopo la sconfitta interna contro il Siena ha ottenuto soltanto vittorie, ribaltando le aspettative del club. Ora l'Inter è l'anti-Juventus. Lotta per lo scudetto. Moratti lo ha gettato nella mischia promuovendolo dalla Primavera. Perché le scelte migliori sono anche quelle più facili. Per vincere non occorre stupire, e a Trigoria è già tempo di una nuova classe dirigente.