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Romamania: Pellegrini, hai ragione tu a esultare in quel modo polemico
Ho pensato a quanto la magia del gol dell'ex sia tale per questo motivo, ad esempio. O sul perché alcune storie prendano certe pieghe soltanto quando imprigionate tra quattro righe di gesso. Ho cercato di capire cosa abbia provato Lorenzo Pellegrini che, dal mio punto di vista, ha fatto bene a mostrare le orecchie a tutto lo stadio, me compreso. Un gesto che ci sta eccome. Io ragiono così: accetto le critiche, ma se poi mi prendo la rivincita, una battuta, un piccolo gesto (mai offensivo) te lo faccio eccome. Perché è banale ricordarlo (ma quanto serve farlo...) nella vita e nel pallone contano i fatti, solo quelli. E quindi, ogni novanta minuti, se fai i fatti hai vinto se non li hai fatti, beh.
Dicevo (scrivevo) di Pellegrini però. Lui, l'ultimo esponente di un'etnia tutta particolare - quella “RomanaeRomanista” di Totti, De Rossi, Florenzi – che ti fa gol di tacco nel derby. E' il sogno da bambino. E' quella cosa che hai provato e riprovato nella fantasia di ragazzo con gli occhi fissi sul soffitto. E ti è capitato. Proprio te, il più criticato (anche da me, giustamente) in questo inizio di stagione. E non solo. Perché mai s'era visto un Pellegrini così dal suo ritorno a Roma. Nè con la Roma, né in Nazionale: gol di tacco, punizione-gol procurata, cross per Fazio. E guarda tu, l'inchiostro del diavolo.
In una Roma reinventata per necessità e disperazione, con un allenatore in bilico e una squadra smarrita, lui tira fuori il meglio nel ruolo di trequartista. Laddove era piazzato il pallido Pastore. Anche qui, c'è l'inchiostro del diavolo: si fa male lui, il suo sostituto segna di tacco (come aveva fatto Pastore due volte...) e la Roma decolla dopo aver subito l'incipit iniziale della Lazio. Pensa te che roba. Ma c'è tempo e magari Pastore si prenderà la Roma. Intanto per proseguire con la nostra storia, pensate a Kolarov: una meraviglia. Ma non (solo) per il gol e la prestazione che lo fa riemergere dagli abissi. Io detesto profondamente quell'ipocrita messa in scena dei giocatori che segnano e non esultano per rispetto alla loro ex squadra. Una cosa che mi fa impazzire. Ma che vuol dire rispetto? Segnarti un gol è mancanza di rispetto? Ma quando mai? Chi segna esulta, punto e basta, perché il gol è la sublimazione delle sport che ti sei scelto. E il gol è gioia: trattenerla è già finzione. Il resto è buonismo a prezzo di discount per le telecamere e la sottolineatura di qualche telecronista. E arriviamo a Fazio. Altro giocatore cupo in questo avvio di stagione. La fa grossa, enorme su Immobile regalandogli il gol del pari. E non mi è sfuggito il gesto di Di Francesco ad incoraggiarlo. Al povero Fazio è crollato il mondo addosso, perchè il teatro del derby vale un mondo intero. Poi però, su quel mondo s'è arrampicato più in alto di tutti e ha firmato la definitiva certezza di vittoria. E siamo a Di Francesco. Ne avrà di gatte da pelare, tatticamente parlando, da qui in avanti con quel modulo che non può prescindere da De Rossi-Nzonzi sempre e in coppia fissa. Ma, da ieri, saranno dolci problemi vissuti con la consapevolezza di avere un gruppo sano, che mai ha pensato di scaricarlo. E, come si diceva prima, questo è un fatto e conta solo questo.