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Romamania: peggio dell'anno con Luis Enrique, aria di 'Grande Depressione'
Nessun dubbio sul fatto che questo sia il picco più basso della Roma americana. E alla domanda che mi sento ripetere più volte al giorno, ogni giorno: “Come se ne esce?”, faccio fatica a trovare risposta. Anche perché una situazione del genere è un inedito assoluto non solo per me, ma anche per la Roma. In quale altra stagione, almeno nell'era moderna, si ricorda la cacciata dell'allenatore, del medico, del capo dei fisioterapisti e, mi dicono, anche di alcuni di questi e l'addio del direttore sportivo? E come se ne esce? A volte la risposta è nelle pieghe dell'ovvio: vincendo un paio di partite, chiaro. Magari cominciando da quella che per qualche anno è stato la sfida della Grande Illusione, Roma-Napoli, partita nella quale ci si crogiolava all'idea di diventare, prima o poi, l'anti Juve per eccellenza. C'è riuscito il Napoli, anche se le distanze restano siderali, mentre la Roma è scivolata nella Grande Depressione. Nell'era americana, neanche la squinternata Roma di Luis Enrique era stata in grado di deprimere così l'ambiente giallorosso. Perché in quella stagione piena di speranze, si cavalcavano utopie evidentemente irrealizzabili ma bellissime per l'immaginario. Si credeva di aver trovato l'America con gli americani. E si sperava che questi avrebbero fatto grandi cose e una grande squadra. Era il 2011 e otto anni dopo com'è ridotta la Roma è sotto gli occhi di ognuno di voi.