Romamania: anarchia senza testa
Ci risiamo. La Roma non soltanto perde la partita, ma anche la testa. In Europa ormai è tradizione. Difficilmente abbiamo visto la squadra giallorossa essere eliminata da una competizione senza strascichi. A Donetsk è stata scritta l'ennesima pagina vergognosa del calcio italiano: il pugno di De Rossi è solo la copertina delle nefendezze giallorosse andate in scena al Donbass Arena. La squadra si è riscoperta anarchica, senza regole.
Il problema, già sollevato da tempo, riguarda ogni singolo individuo appartenente all'As Roma: pensano prima di tutto a loro stessi. Ci mancava soltanto l'ennesima manfrina Pizarro-Borriello in occasione del rigore a confermare la tesi. Quest'ultimo, oltretutto, prosegue con atteggiamenti da 'superuomo': in ogni intervista parla sempre alla prima persona singolare, anzichè plurale: un corpo estraneo al gruppo.
Da quest'estate ad oggi alla Roma hanno perso la testa tutti, non soltanto i giocatori. La prima feroce polemica scattò già a giugno tra i dirigenti: Bruno Conti addirittura in un primo momento minacciò di andarsene. Successivamente la stagione è stata scandita dalle liti tra i giocatori, tra questi e l'allenatore, tra Ranieri e Pradè, tra la Sensi ed Unicredit, Ieri il pugno di De Rossi, il calcetto di Borriello, la pallonata di Pizarro non rappresentano più la fisiologia di un gruppo, ma una vera e propria patologia: la disgregazione in circostanze avverse. Occorre resettare e cominciare da capo.
Gian Paolo Montali, quantomeno, sembra aver preso in mano definitivamente la situazione. Prima mossa: ha messo fine alla 'farsa' Adriano: 'Ma venderlo a gennaio dopo aver ricevuto l'offerta del Corinthians non era possibile?' gli hanno domandato a Sky prima della partita. 'No' ha sentenziato laconicamente il dirigente. Già, no. Perchè prima 'governava' la Sensi ed Adriano doveva giocare contro il Milan. Al posto di Totti, anche ieri in panchina.
A proposito: Montella non deve sentirsi immune da responsabilità per la sconfitta di Donetsk. Schierarsi con il 4-2-3-1 senza il numero 10 è come giocare in nove. Lo diceva anche Lippi prima del mondiale del 2006: 'Se non c'è Totti, Perrotta che me lo porto a fare in Germania?'. Riflettere prima di agire. Domenica il derby per riconquistare la Champions appena perduta.