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Romamania: Milan mai così in basso, ma è una vittoria che vale tantissimo. I tre meriti di Fonseca
Vale tanto, tantissimo. Un'enormità a mio parere. Perché non soltanto traduce in punti pesanti i graffi di Dzeko e Zaniolo, ma indica come la squadra abbia recepito il messaggio dell'allenatore dopo la folle notte (per colpa di Collum, l'arbitro del rigore inventato) di Europa League. Fonseca non s'è pianto addosso, pur sottolineando come la squadra abbia accusato il colpo (a chi non sarebbe capitato?), ma allineato con la dirigenza romanista, ha trasmesso un messaggio alla squadra indicando tre punti chiave: basta piangersi addosso, non cercare alibi negli infortuni, non cercarne nelle decisioni arbitrali. E allora ha trasformato il senso di desolante emergenza per l'incredibile raffica di infortuni in una sorta di ruggito di esaltazione. Una di quelle cose tipo action movie: “pochi ma buoni e vendiamo cara la pelle”. E così, nella notte in cui s'era capito che il coraggio sarebbe stato fattore determinante e attingendo a piene mani dalla retorica curvaiola, i tifosi si sono trovati tra le mani una squadra di undici leoni. O undici lupi, fate voi.
Cioè, da una parte il Milan tremolante e spaurito che pure avrebbe dovuto nutrirsi del rinnovato entusiasmo di Pioli. Dall'altra una Roma che ha scoperto Pastore, s'è goduta Dzeko e Zaniolo e ha scavato un solco decisivo attingendo a personalità e, appunto, coraggio. Una Roma che ha chiuso con un difensore centrale e un terzino a centrocampo non per scelta anni '70 di Fonseca, ma per obblighi contingenti. Quelli c'erano e quelli ha messo. Ah sì, c'era pure Florenzi, che Fonseca non ha messo dentro perché in quel momento, ha detto: «Dovevamo difendere bene».
Cosa resta di questa vittoria? La consapevolezza che un'avventura che pare zoppa possa trasformarsi in un qualcosa di perlomeno divertente e a tutta adrenalina. Poi cosa porterà lo scopriremo presto. Prestissimo.