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    Romamania: giù le mani da Gerson

    Romamania: giù le mani da Gerson

    In un girone tutt'altro che proibitivo, la Roma continua a complicarsi la vita da sola. Il 3-3 contro l'Austria Vienna è il simbolo della storia romanista, quel vorrei ma non posso che troppo spesso diventa realtà. 
    L'allerta di Spalletti - "Qui ci sono delle menti un po’ malate, che pensano che le cose accadano da sole, in virtù del nome, del blasone, dei colori, del tanto io sono più forte. Non è così, questi atti di presunzione vanno cancellati" -, le dichiarazioni di Szczesny dal ritiro della nazionale polacca - "Non mi pare di aver ancora saltato una partita di campionato. Ho saltato la partita contro l’Astra Giurgiu come tre quarti della squadra. È bello scrivere Szczesny è andato in panchina in Europa League, sicuramente più bello che scrivere Szczesny è andato in panchina in Europa League come tre quarti della squadra per riposare invece di giocare una partita già vinta" - sono la dimostrazione che sulla mentalità non si smetterà mai di lavorare. 
    La convinzione che si tratti "di una partita già vinta" è quella che poi porta a questi cali di concentrazione che pesano alla fine di una stagione. 

    Certo il pari di ieri sera non complica nulla, al momento, visto che la Roma rimane prima in classifica anche se a pari punti con gli austriaci. Una delle poche cose belle che si sono viste ieri sera all'Olimpico sono i 90 minuti di Gerson, il talentino brasiliano che aveva fatto impazzire Sabatini. 

    Il ragazzo ha ottimi piedi, manca di corsa e di fisicità ma la carta d'identità è tutta dalla sua parte. Ha ottime capacità in termini di protezione del pallone - a tratti ha ricordato Emerson, il Puma, molto più acerbo -, oltre ad avere una buona visione di gioco e un gran lancio (El Shaarawy ringrazia per l'assist del primo gol). Ci vuole tempo, deve crescere molto e integrarsi nel calcio italiano, ma qualche minuto in più non può fargli male. Spalletti fa bene a proteggerlo, ma regalargli qualche spezzone di partita gli servirebbe sia in termini di fiducia che di comprensione del nostro campionato. 

    Francesca Schito

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