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    Romamania: è sempre la solita Roma

    Romamania: è sempre la solita Roma

    Da Napoli a Torino, da un big match a un altro, dal San Paolo allo Stadium, da Garcia a Spalletti. Cambiano le facce, la disposizione in campo e il risultato finale, ma tra lo 0-0 ottenuto in casa degli azzurri di Sarri e l'1-0 subito dalla Juventus di un fenomenale Dybala non cambia certamente il copione.
    La Roma è ancora una squadra fragile, che contro le grandi del campionato, pur di portare a casa un punto, è costretta a rinunciare a una qualsiasi parvenza di gioco offensivo. A Napoli fu un 4-5-1 bloccato, con Dzeko lasciato a soffrire di solitudine in avanti; allo Stadium si è vista un'altra disposizione tattica - un 3-4-2-1 con Pjanic impacciato regista, Nainggolan a oscillare tra la fascia sinistra e la necessità di provare a tamponare Marchisio e il duo Salah-Dzeko incapace di lasciare traccia - ma la sostanza non è cambiata. Le circostanze hanno anzi portato i giallorossi a soccombere, complice una magia di Paulo Dybala. "Manuel deve tornare bambino, liberandosi del frigorifero che gli abbiamo messo addosso, voi ed io, pagandolo tanto", disse Walter Sabatini parlando di Iturbe. Dybala, quel frigorifero da 40 milioni, sembra non sentirlo.
    Cosa salvare, quindi, del ko di Torino? Non di certo il pessimo labiale di Daniele De Rossi nei confronti di Mario Mandzukic, non da prova televisiva a norma di regolamento ma sicuramente da censura. Se si ripartirà dalla difesa a 3, le note positive potrebbero essere Manolas e Rudiger, non adattissimi alla prima impostazione ma certamente in grado di ricoprire i due ruoli al fianco del centrale principale. Da salvare sicuramente la prestazione, ordinata e senza sbavature, di Willy Vainqueur, a dimostrazione che può bastare anche poco per convincere. Per il resto, la strada è ancora lunga: la Roma di Spalletti, almeno fin qui, è quella di sempre. Attendersi una risoluzione immediata dei problemi da parte del nuovo tecnico sarebbe stato ingeneroso: le lacune sono tante e non possono essere colmate in dieci giorni.

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